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Aggiornato: 17 giugno 2025
FORCA. S'io resto, chi va; se vo, chi resta? PIRINO. Io andrò ad Alessandro, l'informarò e lo disporrò che vadi a mio padre, e gli darò i danari. FORCA. Ed io e Panfago andremo per le vesti, per gli bratti e per lo presente; e l'informerò per la strada dell'effetto che ará da fare, e ci troveremo in casa di Alessandro. PANFAGO. Ma mentre ci avviamo colá, fate voi che la tavola sia apprestata.
PANIMBOLO. Don Ignazio è di spiriti ardenti: non ará indugiato fin adesso farli intendere che piú non l'accetta per isposa. DON FLAMINIO. L'animo mio teme e spera: spera nel timore e teme nella speranza. Se ben desio Leccardo ché mi porti felici novelle, pur temo qualche sinistro successo: vorrei venisse presto, ché ogni indugio mi potrebbe apportar danno.
PIRINO. Ella è tanto bene imaginata che, a dispetto di tutte le negligenze e intoppi della fortuna, ará ottimo fine; ma ancorché fusse per succederne qualche pericolo, animo grande, e succedane quel che si vuole: vada la robba, la vita e l'onore, per non dir l'anima, pur ch'abbia Melitea. Né meno sará l'allegrezza dell'acquisto di lei, che della beffa fatta a Mangone.
PANURGO. È un piacevolissimo buffone che altro di danno non ará potuto fare alla casa che di alcuna cosa da mangiare. Eccoci per rimediare al tutto. GERASTO. Orsú, perché l'inganno avea abbagliato a tutti e ci sono occorsi atti e parole in pregiudicio commune, si perdoni l'un l'altro. NARTICOFORO. Cosí si facci. PANURGO. Cosí si facci.
FILASTORGO. Se le restituirá. TEODOSIO. Come se le potrá restituire? FILASTORGO. Prendendola per moglie: cosí l'ará tolto a se stesso. TEODOSIO. Ará fatto danno alla casa. FILASTORGO. Será rifatto ogni danno, ché per la Dio mercé abbiamo come possiamo farlo. TEODOSIO. O uomo temerario e insolente!
Io me ne vo a Fulvia e dirò che ará lo attento suo. FANNIO. Adunque, io sarò la serva. RUFFO. Ben sai. Siate in ordine quando a voi tornerò. FANNIO. In un tratto. Ben feci a trovare i panni ancor per me. RUFFO negromante, SAMIA serva. RUFFO. Sin qui la cosa va in modo che li cieli non me l'ariano potuta ordinar meglio. Se Samia è per di lá arrivata a casa, Fulvia deve aspettarmi.
E, se si vol far progresso, ultimamente si ha da venire a quel fine: o che li denari vi siano prima venuti, o che ve li abbia per le medesime strade. Se il mercante sará del medesimo Regno, come pagará questi denari, se prima quello non ce li ha inviati? E, se si dice che ce li ará inviati per cambio, si risponde come prima.
E accompagnando gli atti colle parole, mezzo si fe' dare mezzo si pigliò colle sue mani, il portamonete del malcapitato. Benone! E adesso, ara diritto, senza voltarti indietro. Quell'altro non se lo fece dire due volte, e pigliò l'abbrivo, parendogli d'uscirne a buon patto.
Una ragazzina gli dice: «O dilettissimo fra tutti i fanciulli, degnati di volgere i tuoi occhi sopra di noi e di gettare uno sguardo di misericordia sopra noi peccatori!». La considerazione di cui gode in Roma il bambino di Ara Coeli è immensa, e vi si rannoda anche una leggenda.
PARDO. Che vuoi che se invecchi in casa e poi non trovi can che la fiuti? è meglio purgar la casa delle femine, che della peste. Avendo quel capitano, ará la buona ventura. TRINCA. Anzi l'arcimala ventura. PARDO. Che li manca? TRINCA. È troppo giovane: lasciamolo invecchiare un altro poco. PARDO. Non ha quarant'anni. TRINCA. Ha quaranta malanni.
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