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Aggiornato: 16 giugno 2025
ESSANDRO. Che avendolo forse a male, lo privaste di tanta gioia; e s'egli stesse un sol giorno senza vedervi, si morrebbe di ambascia. CLERIA. Col pensiero forse mi tocca, ch'altrimente non so come possa esser vero ch'egli mi tocchi. ESSANDRO. Dico che vi vede con gli occhi. CLERIA. Come con gli occhi? ESSANDRO. Con gli occhi aperti, e vi tocca con le sue mani proprie.
In tanta ambascia, fra i mille tementi l'eccidio, palpitanti per i lor più cari, per le sostanze, per l'onore, non vi fu alcuno che osasse dire al popolo: O popolo, tu che hai creduto ai novelli Mosè, chiedi loro il miracolo di salvarti. Ove si ascondono eglino i tuoi Giosuè, i tuoi Gedeoni, i tuoi Jefte? ben io glieli avrei mostrati nascosti sotto le materasse e fra le botti nelle cantine.
Marcellina svenne fra le braccia di suo padre, che la sostenea combattuto da doppia ambascia: Girani riguardava l'amato viso che dipinto di pallore mortale gli richiamava il suo prossimo destino; tra commosso e addolorato strinse teneramente la mano della misera, la accostò alla tremante bocca, e pronunziando il di lei nome, per l'ultima volta parve fruire la vita fuggitiva dalla cara morente luce del di lei volto: indi innalzati gli occhi al cielo, si mise coraggioso fra i soldati che doveano scorgerlo sul sentiero di morte.
Fu prima Marcellina a sciorre quella soffocata ambascia, nè più avendo mente ov'ella si fosse, nè più la giovanile timidezza ponendo freno al suo sentire, disperatamente dimandava lo sposo e aperto manifestavagli l'interno affanno. Dunque io che ti amo, cui solo era dolce il pensiero di teco vivere i miei dì, io sarò cagione della tua morte?... e tu che ora qui palpiti a me vicino, che stringo con tanto amore al seno, che mi ami, tu, mio Girani, mio sposo... dovrai?... oh Dio! ahi disperato pensiero! ed io in tanto?... io sola?... Ah no! ch'io teco divida questo istante funesto... io t'infonderò coraggio, e mi sar
rivolgendosi anche agli altri: sentendovi vivi, vivi veramente nella storia del mille e cento, qua alla Corte del vostro Imperatore Enrico IV! E pensare, da qui, da questo nostro tempo remoto, così colorito e sepolcrale, pensare che a una distanza di otto secoli in giù, in giù, gli uomini del mille e novecento si abbaruffano intanto, s'arrabattano in un'ansia senza requie di sapere come si determineranno i loro casi, di vedere come si stabiliranno i fatti che li tengono in tanta ambascia e in tanta agitazione. Mentre voi, invece, gi
Trascinava l'antico fianco sulla erta funerea vetta, e prostrato sotto la pianta amica versava interminati omei su quella sacra terra, evocava gli estinti a sollievo nella sua ambascia: di l
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