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Rimasero così un gran pezzo in silenzio, nel segreto di quell'ombra in cui il vento che fuggiva tra gli alberi recava il profumo dei fiori misto all'umido odor del lago che ciangottava contro la ghiaia della riva vicina. Egli avrebbe voluto dire molte cose: ma una stretta convulsa gli serrava la voce nel petto pieno di dolori nervosi. Tremava tutto, agitando le mani sottili e bianche con cui cercava d'invocare piet

Pace, fratelli, alle materne angoscie Pace preghiamo! e se la pace è tolta Alle torbide voglie, alti dal cielo Preghiamo i sonni all'umido guanciale, Fin che sugli occhi placido discenda Come lento crepuscolo l'oblio.

Questa ragazza, come tutte quelle di provincia, era innamorata. E seguendo una regola generale, era innamorata d'un giovanotto che non le volevano dare. Il giovanotto si chiamava Giovanni, era basso, tarchiato, robusto, rosso, con una criniera nera, le mani un po' pelose, il collo bruno era maleducato, ricco e cretino. Sorvegliava i suoi coloni, andava a caccia, guidava il suo calesse, mangiava forte e beveva molto. Anche lui era innamorato di Alfonsina; con un grosso amore di asino per una cosina gentile e delicata. Le scriveva delle lettere piene di punti esclamativi, di frasi scelte nei romanzi di Mastriani, che aveva tutti letti. Lei, dicono, di notte ci piangeva su, il che poi le rendeva gli occhi cisposi al mattino. A Salerno parlavano tutta la sera, lei da un terrazzino, lui da una scaletta di servizio; quando pioveva lei s'imbaccucava in uno scialle, ma ci prendeva certe costipazioni che le rendevano il nasino rosso come il fuoco, gli occhi lagrimosi e le labbra scottate. Lui no, perchè era avvezzo all'umido dei pantani dove andava a caccia. I genitori di lui proibivano il matrimonio; solito dramma in moltissimi atti, di dolore. Alfonsina raccontava i suoi dispiaceri alla frivolit