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Aggiornato: 20 maggio 2025
I tronchi secchi degli abeti minacciavano di afferrargli l'elmo e portarglielo via: egli dovette premerlo su la nuca, si fermò per rendersi più piccolo e sollevò con la sinistra il fodero dello squadrone affinchè non gli impedisse le gambe.
Si tolse dal crocchio che lo serrava; il signor Omobono fece per afferrargli il braccio, ma egli con una buona strappata, e con un urto a' vicini che gli eran d'impaccio, potè farsi un po' di largo, e trovossi per sua ventura vicino alla porta. Allora, un impensato caso venne ad ajutarlo.
Fui, nella mia contentezza, per afferrargli le mani. Egli si restrinse in sè, mi diede un'occhiata diffidente. Finsi di non avvedermene e presi a raccontargli la storia del mio amore, rifacendomi dall'incontro con Violet a Belvedere di Lanzo.
A tai parole, come a un invito, accorse allora il Tedici: sicchè il Vergiolesi era stretto ora da un nuovo nemico. Mentre Orlandetto lo difendeva dal Fortebracci, questi fu sopra al giovinetto con un furor disperato, il qual nondimeno riusciva a schermirsi. Non però il Tedici; perchè la sua spada scivolò al primo scontro sullo scudo del Vergiolesi; il quale opponendo la destrezza alla forza, sapea ben volteggiarsi per ischivare quel colpo. E difatti mentre il Tedici, per ferirlo, di nuovo gli s’era avvicinato di troppo, il Vergiolesi, alto della persona e sovra un più alto destriero, mirando dritto al suo braccio, con mazza ferrata gli menò sopra un tal colpo, che gli fece cader di mano la spada, e dare un crollo giù da quel fianco. Poteva subito il Vergiolesi prender su di lui piena vittoria; quando con gran stupore nel cavaliere che gli stava presso, dalla ciarpa de’ suoi colori s’accorge pur troppo d’aver a lato il fratello! Obliato allora se stesso e il nemico, volge il cavallo per disporsi a difender lui solo. Ma il Fortebracci vedutosi privo del soccorso del Tedici, non aveva più pensato che a coglier la più facil vittoria. Mirando a colpire l’inesperto Orlandetto, giuntogli il destro, gl’infisse la spada sotto il mento, cui la gorgiera che allacciavagli l’elmo, fece strada sicura a trapassargli la gola. Lo scudiero, benchè offeso dalla caduta, era tornato in sella e presso di loro. Ma ahimè! In quell’istante dovè mirare cadersi rovescio il figlio del suo signore, e un rio di sangue sgorgargli dalla mortale ferita! Fu solo in tempo per sorreggerne il corpo e afferrargli il cavallo. Poi più d’appresso con gran cura abbracciatolo potè con altri portarlo semivivo in citt
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