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Aggiornato: 6 maggio 2025
Veduto avrai siccome io, debol tanto Quando i miei dì fulgean più dilettosi, Nel supremo dolor contenni il pianto, E mia fiducia nell'Eterno posi. Veduto avrai siccome, fatto io preda Di lunghe dubitanze sciagurate, Solo in carcer la diva afferrai teda, Che mie maggiori tenebre ha sgombrate.
È necessario gridai a me stesso togliendomi di schianto alle riflessioni in cui m'ero sprofondato passeggiando sul terrazzo un di quei giorni è necessario che questo abbia fine! Salii risoluto le scale, entrai nello studio, afferrai la penna, e le scrissi. Le confessai che fino a ieri l'avevo vilmente ingannata. Che non l'avevo amata, che non l'amavo, che non potevo amarla.
E poichè parevami che la Prudenza accennasse a volersi rifare da capo a nuovi ammonimenti, afferrai la maniglia della porta, tirai il catenaccio, e fui all'aria libera.
Io che ero rimasto dinanzi al terrazzino, col cappello in mano, mi ricopersi, mi afferrai alla colonnina, e montando risolutamente sulla carrozza, corressi: « Dite buon viaggio, piuttosto.... Ma l'augurio è soverchio, perchè in vostra compagnia queste ore voleranno deliziosamente. «La risata alta, argentina, cordiale, riecheggiò mentre il treno si metteva in moto. « Ridete, ridete pure.
Inutile fuggire: mi teneva dietro sorridendo, mentre io fuggiva con ribrezzo. Quel sorriso! Mi velavo gli occhi: e lo vedevo ancora, tra i brividi. Sull'alba risalii quella scala, picchiai di nuovo a quell'uscio. Ricomparve la ragazza bionda col lume. Tua madre? L'aspettata irruppe, pallida come la morte. Io le afferrai un braccio. Sospeso tra la morte e la vita gridai: Ebbene?
Yves salì subito alle sue stanze e io corsi a chiudermi nella mia. Un momento mi disperavo, un momento la gioia d'essere amato divampava in me. No, aveva detto Violet, non voglio! Afferrai la penna e scrissi: Ah no, se tu m'ami, vorrei Posar nel più fondo vallon. Nè pietra nè croce vi avrei, Tu sola, sapresti ove son; Nè il secol maligno che accora Direbbeti oltraggio per me.
Perduta pazienza, afferrai uno dei cuscini, e, tenendo fermo contro il muro quella montagna di carne rorida di sudore, lo tirai a me violentemente. Il capo del prete ricadde sul cuscino sottoposto e continuò via, sorridendo bestialmente, nel sonno, senza accorgersi di essere disceso di un piano.
Due guardie, rimaste in sala, comparvero. «Come vidi le guardie in casa mia, corsi al tavolo, afferrai il revolver, l'uccisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . «Questo direi ai signori giurati, se l'avessi uccisa.
Il capitano di bastimento, olandese, passandomi accanto, si soffermò a guardare una piccola carta della Zelanda che avevo tra le mani; io afferrai l'occasione pel ciuffo e lo tempestai di domande. Per mia fortuna m'ero imbattuto in uno di quei pochi Olandesi che hanno comune con noi Latini la debolezza di amar il suono della propria voce.
Ma io, d'un balzo, ne afferrai una per la gola, gridandole con angoscia sul muso: Che cosa mi darete?... dite... dite, perdio!... Senza mercanteggiare!... Denaro contante!... Su! Presto!
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