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Nel concetto che avesse Guglielmo attentato ai suoi giorni, il signore Waltom esce furioso serrando la porta a doppio giro di chiave, e così come l'ira lo mena, in veste da camera, col capo scoperto, si caccia giù per le scale, e corre ad accusare il misero giovane al Presidente della Corte Criminale.

Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo, e che le volsi, serrando e diserrando, soavi, che dal secreto suo quasi ogn’ uom tolsi; fede portai al glorïoso offizio, tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e ’ polsi. La meretrice che mai da l’ospizio di Cesare non torse li occhi putti, morte comune e de le corti vizio,

Che ho fatto? Che cosa accade? che altra sciagura si prepara? che desolazione si rinnova? che abominazione ritorna? Non so più, non distinguo più. Non so quel che farò per tentare di salvarmi. Non so quel che farò per finire di perdermi. Sono presa al petto, sono presa al capo, tutta un dolore, trafitta dai miei stessi gridi che ricaccio dentro serrando i denti, messa in brandelli e viva come una preda lasciata dalla bestia gi

I' son colui che tenni anbo le chiavi Del cor di Federigo e che le volsi Serrando e disserando soavi

Il barabba classico, Togasso o Biscella, dai calzoni a campana e dal copricapo a visiera, calato sulla faccia tagliente come rasoio, si sberrettava davanti a lei, svegliando a scappellotti nella propria animaccia bislacca quanto vi poteva ancor dormire di cavalleresco. La donna da marciapiede si umiliava, serrando sul motto da trivio le labbra mal dipinte.

E 'l tronco: <<Si` col dolce dir m'adeschi, ch'i' non posso tacere; e voi non gravi perch'io un poco a ragionar m'inveschi. Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo, e che le volsi, serrando e diserrando, si` soavi, che dal secreto suo quasi ogn'uom tolsi: fede portai al glorioso offizio, tanto ch'i' ne perde' li sonni e polsi.

Allorquando udì della caduta di Giacomo Pico in balìa de' nemici, mastro Bernardo, che la vedeva in cotesto come il suo antico ragazzo d'osteria, perdette proprio il lume degli occhi. Ah, l'avrei giurato! gridò, serrando rabbiosamente le pugna. Io l'ho conosciuto da bel principio, quel villano rifatto! Serpicina riscaldata, per amor di Dio, in seno ai nostri signori!

Io son colui che tenni ambo le chiavi del cor di Federigo, e che le volsi, serrando e diserrando, soavi, che dal secreto suo quasi ogn’ uom tolsi; fede portai al glorïoso offizio, tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e ’ polsi. La meretrice che mai da l’ospizio di Cesare non torse li occhi putti, morte comune e de le corti vizio,

Agapito serrò la scatola serrando il pugno: appoggiò quest'ultimo sul ginocchio e si mise a fiutare fragorosamente la sua presa; quindi mandò un gran sospirone: col rovescio delle quattro dita rinettò il panciotto dai granelli di tabacco che v'erano caduti, e volgendosi con un mezzo giro sulla sua seggiola verso il pittore, ripetè: Un compenso? Niente di più giusto.

Corpo del diavolo! E come non avrei a dire...? cominciò l'altro, alzando la voce, e serrando in pugno il bastone. Non alzate la voce, l'interruppe Damiano. Se avete bisogno d'imparare a vivere, son qua io.