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S'io potessi ritrar come assonnaro li occhi spietati udendo di Siringa, li occhi a cui pur vegghiar costo` si` caro; come pintor che con essempro pinga, disegnerei com'io m'addormentai; ma qual vuol sia che l'assonnar ben finga. Pero` trascorro a quando mi svegliai, e dico ch'un splendor mi squarcio` 'l velo del sonno e un chiamar: <<Surgi: che fai?>>.

S’io potessi ritrar come assonnaro li occhi spietati udendo di Siringa, li occhi a cui pur vegghiar costò caro; come pintor che con essempro pinga, disegnerei com’ io m’addormentai; ma qual vuol sia che l’assonnar ben finga. Però trascorro a quando mi svegliai, e dico ch’un splendor mi squarciò ’l velo del sonno, e un chiamar: «Surgi: che fai?».

Andammo al palazzo municipale. Una vecchia portinaia ci fece attraversare tre o quattro piccole sale fin che s'arrivò a una stanza dove tutti e tre ci fermammo. "Ecco los restos," disse la donna accennando una specie di cofano posto sur un piedistallo in mezzo alla stanza. Mi avvicinai, essa alzò il coperchio, io guardai dentro. Vi eran due scompartimenti, in fondo ai quali si vedevan alcune ossa ammonticchiate, che parevan frantumi di mobili vecchi. "Queste," disse la portinaia "sono le ossa del Cid, e quest'altre le ossa di Ximene, sua moglie." Presi in mano uno stinco dell'uno e una costola dell'altra, li guardai, li palpai, li rigirai; ma non riuscendo a raccappezzare la fisonomia del marito della moglie, li rimisi. Allora la donna mi accennò una scranna di legno mezzo disfatta appoggiata alla parete, e un'iscrizione che diceva essere quella la scranna sulla quale sedettero i primi giudici di Castiglia Nunius Rasura, Calvoque Lainus, trisavoli del Cid; il che vuol dire che quel prezioso mobile sta ritto in quel medesimo posto dalla bellezza di novecent'anni. L'ho in questo momento dinanzi agli occhi, disegnato nel mio quaderno, a linee serpeggianti; e mi pare ancora di sentire la buona donna che mi domanda: "Es Usted pintor?" e mi mette il mento sulla matita per ammirare il mio capolavoro. Nella stanza accanto mi mostrò un braciere della stessa anzianit

S'io potessi ritrar come assonnaro li occhi spietati udendo di Siringa, li occhi a cui pur vegghiar costo` si` caro; come pintor che con essempro pinga, disegnerei com'io m'addormentai; ma qual vuol sia che l'assonnar ben finga. Pero` trascorro a quando mi svegliai, e dico ch'un splendor mi squarcio` 'l velo del sonno e un chiamar: <<Surgi: che fai?>>.

S’io potessi ritrar come assonnaro li occhi spietati udendo di Siringa, li occhi a cui pur vegghiar costò caro; come pintor che con essempro pinga, disegnerei com’ io m’addormentai; ma qual vuol sia che l’assonnar ben finga. Però trascorro a quando mi svegliai, e dico ch’un splendor mi squarciò ’l velo del sonno, e un chiamar: «Surgi: che fai?».