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A lui pure avevan fatto credere che io giravo la notte per la casa della Legazione, con un lenzuolo sulle spalle e una pistola nel pugno. La notte passò senz'accidenti, e la mattina mi svegliai in tempo per vedere l'aurora. L'accampamento europeo era ancora immerso nel sonno; soltanto in mezzo alle tende della scorta si cominciava a mover qualcuno. Il cielo era tutto color di rosa ad oriente.

Così parlando, egli uscì, serrò la porta colla massima cautela, e in punta di piedi per paura di recarmi disturbo, se ne andò queto queto alla sua camera. Un vero scimunito! pensai io ravviluppandomi fra le coltri; ma pure, con un po' di pazienza, ne farò un domestico tollerabile. All'indomani, mi svegliai verso le otto. Tendo l'orecchio, non odo rumore nella casa. Che colui dorma ancora?

S'io potessi ritrar come assonnaro li occhi spietati udendo di Siringa, li occhi a cui pur vegghiar costo` si` caro; come pintor che con essempro pinga, disegnerei com'io m'addormentai; ma qual vuol sia che l'assonnar ben finga. Pero` trascorro a quando mi svegliai, e dico ch'un splendor mi squarcio` 'l velo del sonno e un chiamar: <<Surgi: che fai?>>.

Allora la rabbia mi scosse dai talloni ai capelli, e balzando, alti i pugni, sulle Logiche fredde, gridai: Ditemi, ditemi dunque il Perchè di questi loschi commerci!... Categoricamente, le Logiche, con gesti brevi e netti, senza esitare, si segaron la gola per tutto argomento!... Un'ora dopo mi svegliai, senza sapere dove mi fossi... Bettola araba? taverna indiana? Chi sa?

, e lo hai tu veduto? Lo vidi, e ti manda per me questo fazzoletto insanguinato. È il tuo sangue, Arturo, diss'ella con trasporto, sia lodato il cielo! egli ha mantenuto la sua promessa. Dicendo queste parole la signora del castello sparve io mi svegliai atterrito.

S’io potessi ritrar come assonnaro li occhi spietati udendo di Siringa, li occhi a cui pur vegghiar costò caro; come pintor che con essempro pinga, disegnerei com’ io m’addormentai; ma qual vuol sia che l’assonnar ben finga. Però trascorro a quando mi svegliai, e dico ch’un splendor mi squarciò ’l velo del sonno, e un chiamar: «Surgi: che fai?».

Egli tacque ancora, s'inchinò la terza volta per salutarmi; e quando fu sulla soglia dell'uscio, rispose chiudendone l'imposta dietro di : «Sentite se le altre mie ossa non sono più solide.» E pronunciando queste parole percosse il pavimento col piede con tanta violenza che le pareti ne tremarono tutte; e a quel rumore mi scossi e... mi svegliai.

«Oh! non dirlo, io ne morrei di dolore: parla, bella infelice, quale angiolo ha condotto i tuoi passi nel carcere del tuo povero Rogiero?» «Tutto era guasto, sana soltanto la parte che rispondeva al tuo nome: udii Rogiero. io non mi sovvengo più oltre.... mi svegliai tra le tue braccia.» «Si amavano tanto, diranno i futuri, e l'amore fu indarno....» «IndarnoRogiero non rispondeva.

E l'indomani mi svegliai soffocato dallo sgomento di chi all'improvviso si vede prossimo ad affogare. Ahimè che cosa ho io fatto! mi domandavo con le mani nei capelli. E pensavo: «Ella non è solo fango. Anche nel suo corpo vive e s'agita un'anima capace di godere e di soffrire. E tu non sospettasti neppur questo, accostandotele!

Non so quanto tempo durasse. Quando mi svegliai ero nella mia camera, sulla stessa poltrona. Accanto a me era seduta la vecchia serva del babbo. E sulle mie ginocchia un pezzo di carta su cui era scritto a matita: «Coraggio, Fulvia. Non ha voluto che lo vedeste morire; non vuole che lo vediate più.