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Monte Igueldo brillava di tutte le sue luci, nell’alta notte stellata; l’immensa baia della Concha, tremolante come uno specchio maraviglioso, addormentava le sue bianche ville dentro giardini gonfi di soavit

Tuttavia non seppe liberarsi da quelle premure; disse a noi che verso le nove e mezzo, non più tardi, sarebbe tornato al Maria Cristina, e frattanto ci lasciava l’automobile per salire a Monte Igueldo. Essi erano venuti sul carro a banchi, attaccato con le mule trottatrici.

Ed allora parlammo. Era stanca, le dolevan un po’ le reni... Oh, quelle gradinate incomode, il peso enorme della folla, il rumore, il sole, il sangue... Adesso la strada correva, libera, nella sera profumata. Monte Igueldo era davanti a noi, con le sue ville cariche di rosai, co’ suoi terrazzi pieni di sole.

Che buon profumo le tue rose mandavano, quella sera, o felice Monte Igueldo!... In un vasetto d’argento, fra l’orologio e il portacenere, due lunghi rami di tuberose fiorivano da un mazzo di gelsomini. Avrei voluto dirti una parola d’amore, qualche bella parola che non trovai. E tacendo guardavo le tue mani.

Davanti a quel mare di folla cristiana così farneticante nel delirio del miracolo, io, chiudendo gli occhi, ripensavo alle bianche albe del lontano fiume Urumea, quando voi eravate ancora una donna bella come il tormento, e la notte io v’attendevo, nella stanza piena di stelle, sommerso nel vento che scendeva da Monte Igueldo pieno di rosai...

, Lord Pepe, andremo a bere il su la terrazza di Monte Igueldo; e penseremo a doña Isabel, inchiodata nella poltrona monumentale, con un Rosario per braccio, le due Bibbie sotto mano e il testamento olografo sigillato nel libro dell’amministrazione...

Che buon profumo le tue rose mandavano, quella sera, o felice Monte Igueldo!... Eppure anche tu passerai, dimenticato, ne’ miei occhi d’errante; non rimarr