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Milord, non sarebbe per avventura un emissario di lord Palmerston che viene qui per fare un rapporto in segreto? E se ciò fosse? mi mettereste alla porta? domandò il conte. Per chi mi prendete voi dunque, milord? Venendo col mio amico, il commissario Fuina, voi dovete conoscere i regolamenti della casa. L'è un affare di tariffa un pochino più caro per le mercanzie straniere.

Il maggiore squadrò il travestimento all'inglese del conte di Altamura e dimandò: Partita di piacere, eh? Forse, sclamò Fuina. Andiamo nel vostro alloggio. Ripartite voi stasera? Non ve lo consiglio. Il mare è minaccioso. Restiamo. Allora voi resterete con me. Milord accetta? Senza complimenti, rispose il conte con un accento britannico vigoroso.

Il maggiore comperò qualche provvigioni, poi salirono alla fortezza. I vostri canarini van bene? domandò Fuina, indicando con quella parola i galeotti. Si bezzicano di tanto in tanto. Milord sarebbe per caso uno scienziato che coltiva questa parte dell'istoria naturale? Un poco, rispose d'Altamura.

Egli aveva ricevuto la mattina stessa la lettera del ministro del culto, il quale gli partecipava, che il re aveva degnato proporlo vescovo di Noto, in Sicilia, e ch'egli avesse a presentarsi al ministero. Don Gabriele, che apprese codesto dal suo amico Fuina, ne portò tosto la notizia al castello S. Elmo.

Il tempo è cattivo, osservò Fuina. No, rispose il più anziano dei marinai: e' porta il broncio, forse brontoler

Le due persone che ne discesero erano: il conte di Altamura, travestito da viaggiatore inglese, ed il commissario di polizia addetto al ministro, Fuina. Una barca condotta da sei rematori li aspettava.

Bentosto si distinse spiccatamente quell'edifizio bianco, un castello reale, ora ergastolo. Due ore dopo, sbarcavano. Fuina conosceva la terra. Ma l'avesse pure ignorata, il caso lo avrebbe servito con compiacenza: incontrò il comandante del forte con cui avevano a fare. Il maggiore Scalese conosceva Fuina. E' l'abbordò. Noi veniamo da voi, maggiore, disse Fuina.