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Noi non sapremmo accertare l'amoroso lettore, che nulla curando il fastidio ci ha con tanta benevolenza seguitato fino a questo punto della storia nostra, se la Cronaca dalla quale ricaviamo le narrate avventure sia o no in parte manchevole, imperciocchè priva della numerazione delle pagine, non lascia modo a conoscere il difetto; vero è che omettendo di esporre come Carlo si partisse da Roma, quale strada tenesse, e quali ostacoli incontrasse, senz'altro badare, trascorre ai casi che avvennero dopo il memorabile passo del Garigliano eseguito dalla milizia francese; onde volendo noi dare un po' di supplemento a questo luogo, c'ingegneremo di raccontare alla meglio quanto accadesse in quel mezzo tempo. Coronato che fu a Roma nel giorno della Epifania il Conte di Provenza, rompendo gl'indugii si mise in cammino, per prevalersi di quel primo ardore dei suoi soldati, perchè, soprastando, non aveva danari per pagarli; e Papa Clemente, per molte cagioni, tra le quali non era ultima quella di non averne neppure egli, non poteva prestargliene. Le storie dei tempi non ci hanno conservato se Carlo operasse ciò che tutti i capitani a lui antecedenti e posteriori hanno fatto movendosi alla conquista del Regno, vale a dire dividere la sua gente in due schiere, mandandone una lungo il littorale, l'altra pe' luoghi più prossimi agli Appennini, con intenzione di riunirsi a Capua per marciare unitamente alla volta di Napoli; anzi e' pare che tenesse diverso consiglio, e repugnando dal partire lo esercito, pel cammino di Frosinone si accostasse intero al passo di Cepperano: forse temè incontrare troppo dura resistenza a Fondi e ad Itri, che occorrono costeggiando la marina, e considerò, che quando pure gli fosse venuto fatto di superare questi due passi, gli rimaneva il terzo, più arduo, del Volturno sotto Capua, il quale, per essere quivi il fiume grosso, e il ponte afforzato di antiche e di nuove torri, appariva inespugnabile. Trapassando la Campagna Romana, i popoli, non che gli contrastassero, gli davano all'opposto favore come a figlio prediletto, e a campione di Santa Chiesa. L'Arcivescovo di Cosenza, Bartolommeo Pignattello, veniva con esso lui in qualit

Dovremo, per andarvi, attraversare la fiera di piazza Sant'Eustachio, in mezzo ad una sterminata folla che grida, fischia, strilla, schiamazza in modo da assordare. A Roma non si usa, come da noi, fare i regali la vigilia di Natale; si è scelto un giorno più adatto, quello della Epifania, in cui i re magi offrirono i doni a Gesù bambino. Per festeggiare questa ricorrenza, comincia il 6 gennaio una fiera dietro il Panteon. Le strade che vi portano offrono merci di ogni natura, specialmente giocattoli, di apparenza quasi sempre elegante e graziosa. Ve n'è tale quantit

Se molto la naturale cupidigia lo stimolava a quell'acquisto, non meno ve lo stimolarono le vivissime istanze della moglie Beatrice, la quale per far tesoro impegnò tutti i suoi gioielli; il che forma il più grande sagrifizio, che donna al mondo possa mai fare. Per quello che narrano le cronache del tempo, la cagione di questa caldezza di Beatrice fu che poco innanzi, essendo convenuta a Parigi insieme con le altre sorelle a celebrare nella corte del suo cognato la Pasqua di Natale, assistendo con esse loro il della Epifania alla festa dei Re, che i Monarchi di Francia usavano solennizzare nella Chiesa di San Dionigi, l'avevano fatta sedere un grado più basso, imperciocchè ella non portasse corona reale. Infinite, e forse non tutte da narrarsi, furono le arti adoperate da questa donna ambiziosa per chiamare alla sua fazione il fiore della Cavalleria francese. Erano in quei giorni due potentissimi eccitamenti a imprendere la guerra, la cortesia degli uomini d'arme, per la quale stimavano che richiesti di fare alcuna impresa per amore di dama non potessero senza biasimo ricusare, e lo spirito di religione. Ambedue questi vennero messi in opera, il primo da Beatrice, il secondo dai Legati del Papa, che andavano predicando per Francia la Crociata contro Manfredi, e promettevano la remissione dei peccati, e le stesse indulgenze che se fossero andati a combattere in Palestina. Per quelli poi che poco tenevano in conto le lusinghe della femmina, e le indulgenze della Chiesa (e questi narra le cronaca che fossero i più), l'avidit

Si lamentava tutta la notte, piangendo sola, con la testa abbandonata che aveva fatto il fosso nel cuscino. Nel giorno della Epifania, Nunziata entrò a vederla e le spuntarono le lacrime agli occhi. Lei poverina, le sorrise, le mostrò, senza parlare, l'arancia che aveva nascosta sotto alla coperta, sul petto. Senti disse Nunziata ti vengo a far compagnia. Io ti voglio bene. Sai oggi che festa è?