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Gli ultimi anni del governo di Francesco Erizzo, che sedette sul trono ducale dal 1631 al 1646, furono funestati dall'incominciamento della guerra di Candia, e dalla perdita di una delle piazze più importanti dell'isola, la Canea, presa nel 1645 da' Turchi dopo un'eroica resistenza. Il pericolo nel quale si trovava l'intera colonia, di cui era minacciata la medesima capitale, determinò il Senato ad imprendere con enorme dispendio una nuova spedizione per assicurare il restante dell'isola e ripigliare agli Ottomani la piazza dalle loro armi occupata. Il doge Erizzo, comeché ottuagenario, fu proclamato generalissimo, ma anziché salpasse mori. Gli è appunto in quel breve tempo che scorse dalla presa della Canea alla morte dell'Erizzo che ho collocato lo stampo del [I[reale]I] per il Levante, come qui vi colloco quello della [I[doppia gazzetta]I] per Candia. La somiglianza di questo rarissimo pezzo con quelli battuti per l'isola stessa dal suo successore Francesco Molin, e la necessit

Allora, nell'angoscia che mi premeva, gli rimproveravo la sua freddezza, l'indifferenza con cui mi vedeva imprendere una carriera tanto piena di seduzioni. «Avrei voluto che vi si opponesse, che mi facesse delle scene violente, che mi tormentasse con sospetti ingiuriosi. Tutto ciò mi avrebbe provato che era geloso, e però, che mi amava.

Sei tanto coraggioso da imprendere questa guerra contro Abd-el-Kerim. Odimi, amico, disse lo sceicco con orgoglio. Un giorno dodici Egiziani mi assalirono e io li ammazzai dal primo all'ultimo portando le loro teste al mio marabuto che le mostrò all'intera tribù; un altro giorno sorpresi una famiglia di Arabi miei nemici, addormentata nel deserto.

"Da quest'ora, così chiudevasi la lettera del Palavicino, non più colle parole ma coi fatti verrò a darti prova dell'amicizia che da tanti anni mi lega a te, duca Francesco. Io confido che in poco di tempo tu sarai restituito a Milano, dove tutto il popolo oramai ti desidera ardentemente. Quando considero che la fortuna, mentre non mi ha mai giovata in nessuna mia cosa, sempre in quest'ultimi anni mi si mostrò seconda ne' tentativi fatti in pro della patria e di te, con tutta ragione dobbiamo sperar tutto da quanto stiamo adesso per imprendere. Se tu udissi in questo momento le proteste, i voti, i giuramenti dei tanti Milanesi che mi stanno d'intorno, certo ti loderesti d'essere stato per gran tempo da essi dimenticato, se una tale dimenticanza doveva essere susseguita da così vivo fervore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stando dunque a quanto ti ha detto il Morone, i cui pensamenti sono sempre i più diritti, in breve io sarò presso di te per le necessarie disposizioni. Sul lago di Como, le mie genti condotte dal conte Mandello, che, vedendo il bisogno, s'è fatto il più perfetto gentiluomo e soldato d'Italia, si uniranno alle tue condotte da me, se ti par bene. Per verit

Riordinata alla peggio la milizia scomposta domandarono gli ufficiali al Generale se si avesse a proseguire la impresa, dacchè per somma ventura pareva che i Francesi non se ne fossero addati; rispose nulla potersi imprendere con gente codarda; rientrassero: ultimo come sempre alla dietroguardia; passate le porte o sia che la stanchezza lo vincesse, o sia che ormai sentisse lo interno turbamento dell'animo non potere più reprimere si gettò a terra fingendo dormire.

I capi-leva si occupavano del loro reclutamento edizione senza confronto migliore e corretta dei racoleurs dell'antico regime anzitutto perchè questo ufficio era disimpegnato da ufficiali, in secondo luogo perchè era espressamente vietato nello ingaggiare le reclute di usare lusinghe per indurle più facilmente ad imprendere il pubblico servizio.

Represse allora il suo sdegno; rispose ringraziando delle cortesi profferte, e riconoscendo che la loro domanda, rispetto alla commissione regale a lui affidata, era secondo l’uso e la ragione del mare; perciò si fece a mostrare la lettera generale di raccomandazione dei Re Cattolici, indirizzata a tutti i loro sudditi e agli altri principi; e parimente la commissione che gli avevano data di imprendere il suo viaggio di scoperta oltre l’Atlantico.

Attenendoci di buona voglia a queste, in queste lealmente confidando, di queste alacremente giovandoci, traendone tutte le conseguenze, ci salveremo, io spero, trionfanti, dai nemici interni; la guerra, che per avventura ci sovrasta contro lo straniero, noi la potremo imprendere sicuri della vittoria; e la libertá, che noi vogliamo con tutto il cuor nostro, noi la consolideremo e la consegneremo pura, splendida, ampliata ai figli nostri.

Ma senza di voi, l'estinto vostro compagno Mundels² e questi vostri leoni equestri, poco o nulla avremmo potuto fare, giacchè in questi vostri campi nemmeno si mangia senza cavalli, e noi partimmo da Montevideo con soli sei cavalli, mentre trovando voi, fummo subito padroni di ben mille con cui potemmo imprendere ogni operazione

Mentre che questi casi accadevano nel palazzo reale di Manfredi, il Conte Rinaldo di Caserta, raccolti a notturna congrega tutti i Baroni congiurati, esponeva loro con ammirabile chiarezza le cose fino a quel punto a buon termine condotte, e le altre che disegnava imprendere, affinchè potessero pervenire allo scopo desiderato. Tutto ciò che per lo innanzi abbiamo riferito del Conte della Cerra non era avvenuto senza ch'ei lo sapesse, ma, od occupato più strettamente di prima presso Manfredi, o per alterezza d'indole, aborrente dalle minuzie che ogni opera per quanto grande suole mai sempre strascinarsi dietro, ne lasciava lo incarico a costui: ed è qui che bisogna aguzzare l'intelletto per ben distinguere l'animo di questi due Conti, perché Rinaldo di Aquino fu gentile Cavaliere, e cortese operatore di ogni azione onorata; la sete terribile della vendetta convertiva in malvagie le sue belle qualit