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Con questo ci ha insegnato vincer Giove la castitá e l'onor, se fosse in carne. Di': come andò? CRISAULO. Deh! non mi molestare, ché di dolcezza il cor mi si diparte. Poi, un'altra volta.

Bene adunque si può questa bestia dire essere la concupiscenza carnale, la quale, lusinghevole insino alla morte, con tutte quelle mortali dolcezze ch'ella porge, facendosi incontro alla sensualitá umana, qualora l'animo, riconosciuta la tristizia di quella, da essa partir si vuole e alle divine cose tornarsi, con non piccola forza s'ingegna di ritenerlo, non partendoglisi dinanzi dal volto; quasi voglia dire: rammemorando tutte quelle persone che giá sono state amate, tutti quegli atti, tutte le parole che giá sono state piaciute; le lagrime, la promessa fede, i rotti sacramenti con pietoso aspetto ricordandogli; con false dimostrazioni suadendogli che questa castitá, questo proponimento riserbi agli anni vecchi, e non voglia ora perdere quello che mai non dee potere recuperare.

Limitandola anche al caso di amore onesto, cioè accompagnato dall'intenzione di strigner nozze, è una massima che fa a pugni colla dottrina de' cristiani; attesoché ella reputa stato di perfezione la castitá del celibato. E per chi scriveva egli, il Boccaccio, se non per gente cattolica? Ma l'errore del Sannazaro non è egli forse meno grave di cotesto del Boccaccio?

Affrena alquanto questi lamenti e le lagrime e 'l duolo. Dimmi quel c'ho da fare. FILOCRATE. A queste notti, chi era quello che destro entrava ne le camere vostre? Ove è l'onore? ove è la castitá? dove è l'offizio che conveniva a saputa servente? Devevil comportar? FRONESIA. Guarda, Filocrate, che non ti inganni; perché veramente io non intendo quel che voglia dire.

Ma poiché molto il pericol, dicea, d'ir sui teatri la mortificava, ché la sua castitá, che salva avea sino a quel punto, si perseguitava, a sposar Filinoro discendea e i santi acquisti in dote gli recava; ma veramente l'accieca la brama di sposar Filinor per esser dama.

Questo mostro, che deride la rattenutezza, i riguardi, la modestia, il pudore, la castitá, la temperanza, la sobrietá, accresce il numero all'infinito de' bisogni, al di lui alimento, e protetto dalla innumerabile schiera de' suoi seguaci possenti, riduce l'umanitá alla natura de' bruti, senza distinzioni di grado, di nascita o di ministero.

DON IGNAZIO. A me non parea mai che venisse l'ora di veder un tanto impossibile, per poter dire liberamente poi che onore e castitá non si trova in femina; poiché costei, di cui si narrano tanti gran vanti della sua onestá, si trovi disonesta. DON FLAMINIO. Cosí va il mondo, fratello: quella donna è tenuta piú casta che con piú secretezza fa i suoi fatti. MARTEBELLONIO. Sento stradaioli.