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Infatti la scena di amore, che era anche la culminante, cioè l'ultima, fa recitata a meraviglia: Carmela vi mise dell'impegno, parve quasi che sapesse la parte; i suoi occhi ingranditi dal bistro brillavano, la voce rauca aveva quasi delle intonazioni d'intelligenza.

Nessuno si accorgeva che ella si tingeva lievemente gli occhi. Aveva gli occhi grigi, molto luminosi e grandi: ma quando ella si turbava, per uno strano effetto, gli occhi si facevano di un azzurro-carico, quasi cupo. Qualcuno, di sera, diceva che ella aveva gli occhi neri: cambiamenti pericolosi che moltiplicano la potenza di uno sguardo. Quella piccola tinta di bistro, segreto orientale, con cui accentuava questo sguardo era messa con sapienza artistica: sebbene la principessa nulla sapesse di arte e odiasse specialmente la scultura, la pittura e la poesia. Comprendeva solo la musica, senza dirlo. Aveva due sguardi: l'uno dritto, fermo, duro, come una domanda imperiosa; l'altro cadeva dall'alto, quasi filtrato attraverso l'anima, un po' errante, con uno smarrimento giovanile, senza calore, ma dolcissimo. La principessa aveva ventiquattro anni e dicevano che in casa passasse rapidamente dalla bont

È soltanto accesa la lampadina del moro, di cui biancheggiano i denti in uno stupido sorriso immobile. Nella scarsa luce si spande fantasticamente la sinfonietta del rosso. Sul divano dorme SONIA ZAROWSKA. Bella. Biondissima. Pallida, d'un pallore latteo. E nel pallore sembrano morti i suoi occhi sigillati dal sonno, orlati di bistro e cinti da un cerchietto livido. Non è distesa, supina.

Due pupille più nere della notte, cinte di bistro su rossetto e biacca, mi chiedono, ammiccando con bislacca beffa: «Salvation-Army, o Don Chisciotte?...» Raschia con sega di sarcasmo il sazio riso d’un glabro adolescente impuro: