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E' quai valori cosí proposti non dovranno mai piú, per cagione alcuna, esser mossi ed alterati da questa terminata forma e regola, per le ragioni annotate in molti luoghi del Discorso, ed in particolare nel capitolo XXIX, se si vorrá ch'essi preciosi metalli possano, com'ho detto, esser giustamente compartiti da tutti li zechieri e contisti di zeche ed altri con i debiti mezi, cioè saggi, bilance e conti loro, nel far monete di varie sorti; essendo detti numeri e valori con ogni perfezione a ciò veramente proporzionati, come si mostra nel capitolo XXXIII; col mezo de' quali da essi contisti non si faranno mai intervenire rotti alcuni nelle leghe di esse monete, e nel tassare anco tutte le monete finora fatte dovranno servare l'ordine istesso, come nel capitolo XIV. Onde ne succederá che tutti li conti, che poi si faranno tra essi oro ed argento, tanto i giá coniati quanto quelli che per l'avenire saranno in monete ridotti, si troveranno per sempre confronti e giusti, per causa del puro e del fino che si troverá essere proporzionato, cosí in qualunque sorte di monete come anco in ciascuna di esse monete.

Queste ed altre testimonianze e descrizioni particolareggiate di quelle feste vennero raccolte, tradotte ed annotate da Maria Pitrè, Le Feste di S.a Rosalia in Palermo e dell’Assunta in Messina. Palermo, 1900; e nella Appendice, Pal. 1903.

Nelli soldi, ch'erano libre 45 once 3 d'argento misto, di lega come in esso figurato, vi mancano grani 12 di fino argento alle once 132 giá dette. Nelli sesini, ch'erano libre 113 oncia 1 denari 12 d'argento misto, di lega come nel figurato appare, vi mancano anco grani 12 d'argento fino alle once 132 annotate.

Dico adunque che, nel fare una libra dei suddetti quarti, figuro che v'intervenivano le spese qui sotto annotate; ed in essi vi sono di fino argento once 11 denari 8, netti dal rimedio, e di rame denari 16, il qual argento, apprezzandolo lire 6 imperiali l'oncia, vale lire 68; e per la detta libra si lasciavano al zechiero, come altre volte ho detto, denari 2 o circa di fino, come cosí anco si lasciano over si fan buoni a tutti li zechieri per ciascuna libra di qualunque sorte di monete, o fine o basse, per la causa giá detta nel capitolo XXXIV. E ciò si chiama «rimedio», il qual vien anco ad un certo modo compreso nelle spese e fatture delle monete; le quali spese sono queste, cioè: Il detto argento di rimedio vale lire ss. 10 den.