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Aissa, Aissa Le dissi e fui incapace di proferire altre parole. La moribonda mi guardò attentamente, direi quasi con ostinazione; si pose una mano sul cuore, come per reprimerne i palpiti, stiè un poco senza articolare parole, poi faticosamente, senza riconoscermi, sussurrò a bassissima voce: portatemi fuori!

Io ero divenuto il cavaliere servente o per dir meglio il consigliere intimo della più giovine delle due vezzose sorelle. Essa chiamavasi Aissa, e nella sua vita disordinata, aveva veduto l'Affrica, la Spagna, l'Italia sempre con nuovi amanti, e cercando soltanto la volutt

Sopra una barca di concio vedemmo all'incerta luce che veniva dalla piccola porta, un'involucro di carne; da questo partivano i lamenti e, cosa strana, questi lamenti non ci parvero d'uomo; ma che dentro ci fosse una donna? accesi con mano tremante un fiammifero, mi appressai... un urlo mi partì dalla strozza, il lume mi cadde di mano, chè io non poteva credere a ciò che mi si parava davanti; era, purtroppo, una povera donna colei che si lamentava in tal guisa e in quella povera donna io riconobbi Aissa.

La nostra, escursione si prolungò per più di due ore; il momento; della partenza si avvicinava a gran passi; era mestieri dirci addio. Riaccompagnammo a casa le donne. Vi prometto di raggiungervi Mi disse Aissa, stringendomi forte forte la mano.

Aissa del resto era simpaticissima; aveva in qualche cosa di Orientale; i suoi occhi nerissimi ed umidi sempre indicavano chiaramente la di lei volutt

L'aria fresca rianimò la bella dolente; Aissa aprì le sue luci; girò lo sguardo per le circostanti campagne e addiventò pensierosa: in quel momento forse le tornarono in mente i molti fatti del lugubre dramma, a cui ella aveva assistito negli ultimi giorni, mi osservò lungamente, un sorriso sfiorò le di lei labbra sbiancate... ella mi aveva riconosciuto.

Aissa era rimasta prostrata; gli occhi le si erano chiusi; come era bella!... Soffusa di un pallore che faceva apparire le di lei carni di cera; coi magnifici capelli neri disciolti lungo le spalle, tu l'avreste creduta l'angelo della grazia e della bellezza, morto esso pure in tanto turbinio di barbarie! Poco più sotto del cuore, uno straccio nell'abito, delle goccie di sangue rappreso indicavano dove l'avesse colpita il piombo nemico! In quell'istante la si sarebbe detta gi

Il lunghissimo tratto di via che è tra la prefettura e la stazione ci passò in un baleno; in una carrozza sul piazzale della ferrovia vedemmo la simpatica Aissa che ci buttò un bacio sulla punta delle dita. Se quel bacio non era precisamente il castissimo bacio degli angeli, è innegabile che per noi era assai caro. Salutammo gentilmente quella donna; il sapere che qualcuno serba dolce ricordanza di noi, ci fa piovere in cuore un sentimento di gratitudine, e in quei momenti che, volere o non volere, non sono così facili a ripetersi nella vita di un uomo, magnifichiamo certe cose alle quali in certi altri non daremmo alcuna entit

Dietro costoro, un grosso stuolo di cavalieri vestiti pomposamente, montati su cavalli bellissimi, preceduti da un moro di alta statura, col turbante bianco e il caffettano roseo, s'avanza verso di noi. È il gran cerimoniere Hadje Mohammed Ben Aissa, cogli ufficiali di corte, che d

Andiamo al Politeama, disse Gigino, c'è la Compagnia equestre e ci divertiremo. Miss Aissa fa la ginnastica sul dorso del cavallo e sfonda venticinque cerchi ricoperti di carte! Andiamo al Politeama, mamma! Un biglietto al Politeama costa caruccio, disse la mamma, e quando pensiamo che siamo in cinque, bisogna rinunciare a un divertimento poco adatto alla nostra condizione.