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Il nemico a rendere più infame la infamissima fuga si volta ad un tratto su la via di Roma e scarica i suoi moschetti addosso ai nostri; la mano dello schiavo tremante non aggiusta i colpi, nessuno rimase ferito: e' fu il saluto della vilt

Il comandante, che era un onesto e leale Francese, e mal suo grado doveva obbedire altrui, non potè a meno di volgere un'occhiata di sprezzo al soldato, mentre pure soggiungeva: Giacchè la vostra proposta fu accettata, li conterete ad opera compiuta. Ad opera compiuta? Si. Chi mi assicura? Chi ci assicura noi, ribaldo? Un buon giuramento aggiusta ogni cosa.

Tu sai che le mie labbra... sarebbero capaci di ridurre in cenere una sigaretta ogni minuto secondo. Carlo Cielo, ti ringrazio! Fifì Di che? Carlo Di non essere una sigaretta. Del resto, tu mi fumi lo stesso. Fifì Carlo Un piede. Fifì Un bottone mi ha tradita. Aggiusta tu. Carlo

Dal Maloja-Kulm alla morena del Forno, passando pel selvatico e alpestre laghetto di Cavoloccio, è una passeggiata di poco più di due ore per una stradicciuola un gran tratto carrozzabile, che il grande Hôtel Kursaal adatta, aggiusta ogni anno e rende «digeribile» ai piedi più delicati.

Dell'uom barbuto e nero il picciol fiore mitiga i sensi e le parole audaci: scendon spesse carezze e scendon baci che fan rovente il cuore. Quanti anni son passati, Anselmo? venti trent'anni che si viene insiem noi due a goder questo fresco? Se ti senti ancor padrone delle gambe tue, o che importano i venti ed i trent'anni? ognun si aggiusta colle forze sue.

Quali sono gli altri abitatori attuali di questa casa? Un conciatore di pelli, un sarto che aggiusta e trasforma abiti frusti, un fruttajuolo ambulante, un beccamorti, un suonatore girovago, due o tre cialtroni oziosi, altrettante donne di vita problematica, e qualche vecchietta che fila o lavora di calze. A questa ciurmaglia appartengono dodici o quindici ragazzi d'ambo i sessi, creature mal nutrite, sucide, pezzenti, riottose, piene di audacia e di malizia. La maggior parte non vanno a scuola a bottega, ma birboneggiano il e la sera sulla Piazza Castello e nei dintorni. Uno di costoro, che ha appena nove anni, è il più tristo monello che si possa immaginare. Con una cassetta di zolfanelli sospesa al collo egli gira i caffè e le osterie, vendendo la sua mercanzia e domandando l'elemosina a chi gli pare di benevolo aspetto. Se l'occasione si presenta, egli trae leggermente un fazzoletto dalla tasca altrui. Non di rado si ferma con altri piccoli furfanti a trafficare il soldo al giuoco, e quasi sempre li spoglia dopo averli ingannati e battuti per giunta. Egli non rientra mai prima della mezzanotte, e guai a lui se non presenta a suo padre molti avanzi di sigari raccolti qua e l