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Io vidi il secondo gruppo di prigionieri, di 600 uomini, passare il Ponte Nomentano sull'Aniene. Essi sembravano in migliori condizioni dei primi. La maggior parte portavano la camicia rossa e il berretto rosso; alcuni avevan su questo delle penne; tutta la strada era illuminata da questi colori. Vi eran fra loro anche degli uomini maturi, dai capelli grigi, nell'uniforme della Guardia Nazionale Italiana. I capitani portavano ancora la spada, prova questa che avevano capitolato onorevolmente. Essi tacevano tutti; molti guardavano timidamente la folla che era venuta loro incontro da Roma. Un segnale dato dal corno avvisò che era giunto il momento del riposo; i soldati di scorta si stesero entro i fossati; dei prigionieri, la maggior parte rimase in piedi sulla via; alcuni si gettarono sulla nuda terra di Roma; altri si accomodarono a fianco dei papalini, i quali li lasciarono fare in silenzio; tutta la scena rappresentava un singolare quadro storico sul pittoresco paesaggio dell'Aniene, presso il vetusto e turrito ponte memore di Belisario. Su di esso stanno incise le armi di quel notevolissimo pontefice che fu Nicolò V, contro il governo del quale congiurò Stefano Porcari, per morire poi in Castel S. Angelo, per mano del carnefice. L'oro diffuso e luminoso del sole irradiava la solenne campagna, nel cui sfondo gi

La mattina appresso, Roberto, levatosi di buonissima ora, con altri sei prigionieri, ch'egli incuorava, e a' quali rimaneva garante nulla sarebbe accaduto, accomodarono sul pozzo il pesantissimo copertoio di ferro e fu saldato, alle parti, perchè niuno lo smovesse. Allora tutti que' prigionieri parvero più contenti. La notte Roberto dormì più tranquillo e felice!

I fratelli della Misericordia gli furono attorno con acque stillate per farlo risensare, e tornato in se lo accomodarono accanto al ceppo, assicurandolo ch'egli non doveva morire; soltanto starsi a contemplare il supplizio dei suoi! La Misericordia, con le solite cerimonie, andò per la Lucrezia Petroni.