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Aggiornato: 17 maggio 2025
No, perchè una sera, avendo ceduto all'attrazione di vedere il Wallenstein di Schiller, alle ultime scene del dramma, il suo cameriere lo raccolse svenuto nel suo palco. Lasciò dopo di ciò la Germania, ed andò a Parigi. Pietro di Lavandall aveva allora ventitrè anni.
Goldoni era sempre gustato. Il repertorio di Scribe e d'altri autori francesi godeva pieno favore. Si tentarono per la prima volta le tragedie di Shakespeare e di Schiller; l'Otello recitato dal Modena, fu al teatro Re male accolto; assai bene il Wallenstein. Una tragedia di Manzoni, recitata parimenti dal Modena, ottenne fredda accoglienza. Si leggevano avidamente i versi milanesi del Raiberti.
Non per questo egli si ritrasse dalla lotta. Educare il pubblico all'apprezzamento dei capolavori di ogni tempo, di ogni nazione e di ogni scuola, non era il cómpito meno arduo che il Modena si fosse prefisso. In questa lotta da lui intrapresa contro i pregiudizi, e, diciamolo pure, contro l'ignoranza del pubblico, la vittoria gli arrise sovente, non sempre. Dopo aver ravvivato sulle scene italiane l'Edipo di Sofocle, e rese accette al pubblico del teatro Re La morte di Wallenstein dello Schiller e la Lucrezia del Ponsard, due tragedie che rappresentavano l'ultimo duello fra il romanticismo conquistatore e il classicismo spodestato, parr
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