Vietnam or Thailand ? Vote for the TOP Country of the Week !
Aggiornato: 4 maggio 2025
E volente, o no si sarieno rinnovati i recenti orrori del contestabile di Borbone, ed i più antichi dei Goti; e a questo modo la pensa anco il Campana, il quale dichiara quanto allo assalto notturno degli Spagnuoli il cardinale Caraffa averne avuto odore dal segretario Placidi, e quanto al sacco essere cosa ormai stabilita fra i Tedeschi che si trovavano col duca di Ala. I Romani commossi dal pericolo con vivissime istanza, che facevano sentire la violenza, chiesero al Papa smettesse la guerra; ma questo vecchio indracato li chiamò vili, ribaldi, degeneri da quegli antichi Romani, che innanzi di sottomettersi ai Goti elessero morire di fame, ma a fiaccargli l'orgoglio giunsero a un punto la nuova della sconfitta dei Francesi a San Quintino, e il richiamo del Guisa, il quale si mostrava tanto di cotesta impresa ristucco, che a cui non voleva saperlo andava dicendo: «nè manco con le catene lo avrieno tenuto in Italia.» Il Giusa pertanto in compagnia dello Strozzi fu dal Papa, ed espostagli la condizione delle cose lo confortò alla pace: narrasi, che udite le costui parole con mal piglio il Papa dicesse al Giusa: «Andate via, e con voi rimanga il convincimento di avere operato poco in pro' del vostro re, meno per la Chiesa, niente per l'onor vostro.» La pace sforzata in virtù di questi casi venne conclusa, non però senza contrasti attese le esorbitanze del Papa, che per primo patto volle andasse il duca di Alba a chiedergli perdono a nome del suo re, e a quante rimostranze gli movevano per procedere più temperato rispondeva: «caschi il mondo, io non ci renunzio, non mica per me, sibbene per l'onore di Gesù Cristo!» Come s'egli fosse Cristo, e a Cristo premessero onori siffatti; il duca che fumava di superbia non meno di Paolo stava duro a respingere il patto, ma venutogli dal re ordine espresso di accettare, piegava la testa: si recò a Roma, si genuflesse al Papa, gli baciò il piede; tuttavia levatosi ebbe a dire «hoggi il mio re ha fatto una grande sciocchezza, e se io fossi stato in suo luogo, et egli nel mio il Cardinale Caraffa sarebbe andato in Fiandra a fare quelle stesse sommissioni a Sua Maest
Mazzini note ms. Lo stato di Roma grave perchè quello d'Italia pericolante. Hainau atterrisce a Ferrara, Venezia è stretta di assedio, Sicilia non riconosce la repubblica romana, Piemonte torbido, volente battaglia contro l'Austriaco, aborrente dai moti dei popoli, e più dalle aspirazioni loro, Toscana mal ferma. Qui venne il Mazzini per lo appunto il giorno in cui il Granduca Leopoldo disertava dal paese come il soldato dalla bandiera: coloro, che rimasero al governo della Toscana promossi da tutti, in breve sperimentarono nemici tutti, e non pure nei fatti, ma sì nei detti, e negli scritti: i monarchici pretendevano ch'essi facessero sangue per costringere il popolo a tenersi un principe che fuggiva, i repubblicani li lasciarono perchè non bandirono la repubblica, e adesso col giudizio stesso del Mazzini si chiarisce come nè anco a Roma, dov'ella fu promulgata, i più di cuore la sostenessero. Non comprendevano i reggitori Toscani con quanto, non dirò giustizia, ma senno potesse imporsi per forza la repubblica, di cui è fine consentire al popolo lo esercizio pienissimo della propria libert
Appendice III. Del suo soggiorno a Firenze Garibaldi cosí discorre nelle proprie Memorie. «In Firenze accoglienza magnifica dal popolo, ma indifferenza e fame per parte del Governo, e fui obbligato d'impegnare alcuni amici per alimentare la gente. Era il Duca nella capitale della Toscana. Si diceva però la somma delle cose nelle mani di Guerrazzi. Io scrivo la storia, e spero di non offendere il grande italiano, se dico il vero. Montanelli, acclamato meritamente dalla generale opinione, lo trovai però quale me l'ero immaginato, leale, franco, modesto, volente il bene dell'Italia, col cuore fervido d'un martire; ma l'antagonismo d'altri neutralizzava qualunque buona determinazione, e poco valse perciò la breve permanenza al potere del prode e virtuoso soldato di Curtatone». A Mariano D'Ayala, Ministro della guerra, che al pari del Guerrazzi non vedeva l'ora che andasse via dalla Toscana, l'8 di novembre indirizzò questa lettera: «Cittadino Ministro. Sono a pregarlo di avere la bont
Parola Del Giorno
Altri Alla Ricerca