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Aggiornato: 11 luglio 2025
Non è in questo senso, che io adoperavo il vocabolo. Dicevo che tu non hai voluto, o saputo, inchinarti alla sua misura, acconciarti alle sue abitudini. Amico mio, la donna e l'uomo non sono gi
« Qual che tu sii, od ombra od uomo certo». Non conosceva quivi l'autore, per lo impedimento della paura, se costui, che apparito gli era, era piú tosto spirito che uomo o uomo che spirito; e in questo parlare in forse il chiama «ombra», il qual è vocabolo usitatissimo de' poeti; e questo muove da ciò, che altrimenti prendere non si possono, che l'uomo possa pigliare l'ombra che alcun corpo faccia.
«Farommi poi rendere conto dell’omicidio che attenterete sulle vostre stesse persone; farommene rendere conto dall’anima sua immortale²⁰». ²⁰ Vedi traduzione e commento Reggio, e Dizionario Lib. sul vocabolo hhai
Il testo latino ha moechiam, che letteralmente vorrebbe dire adulterio, vocabolo che quì, in italiano, non possiamo usare imperocchè il nostro adulterio ha un significato speciale e determinato, mentre il moechia della lingua latina ne ha uno molto ampio e generico, corrispondente precisamente alla nostra parola impudicizia, o meglio ancora a lussuria.
³ Prima della schiavitù babilonese non si trova nei libri santi veruna menzione di nomi speciali dati ad angeli, ma bensì il nome generico di malach adoperato indistintamente per significare: angelo, messaggiere, inviato. Difatti con questo vocabolo troviamo designati i messaggieri che Giacobbe inviò ad incontrare il fratello Esaù; l’angelo che impedì ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco; l’uomo apparso a Gedeone per consigliarlo ed incoraggiarlo a prendere le armi per liberare la sua patria gemente sotto l’oppressione straniera; Mosè redentore d’Israele; gli uomini mandati da Mosè al re di Edom ecc. Invece in Daniele, che scrisse all’epoca della schiavitù Babilonese, gli angeli assumono nomi proprii: Michæl che sta alla destra dell’Eterno, Gabriele che sta alla sinistra di lui, Raffaele, Uriele ecc.; e Schammaele, e S
Poco, anzi nulla contento del suo esame, il signor sottoprefetto si disponeva a rispondere con un inchino alle prime parole del padre Anacleto. Il priore era entrato con la carta di visita tra le dita, e le aveva data un'ultima occhiata, prima di attaccare la frase: Signor.... commendatore.... Il vocabolo dava la giustificazione dell'occhiata.
L'italiano si chiama gringo, un vocabolo dispregiativo, che non ha la traduzione. Non se ne sa nemmeno l'origine: alcuni credono che venga da griego-greco. Parrebbe che una volta, in uno dei primi anni del secolo passato, sbarcasse al Plata una comitiva di cavalieri d'industria greci, che rubarono mezzo mondo e poi presero il largo.
Cambiare l'indomani con il domani non era cosa difficile, se a quel primo vocabolo, sortomi spontaneamente nel cervello col concetto stesso dell'opera, io non ci avessi tenuto con una specie di simpatia superstiziosa; oltre che mi sembra più snello, più vivo, più efficace, più preciso.
Ecco perchè adoperammo nella traduzione quest'ultimo vocabolo. La castit
Il nome del quale Servio, Sopra l'«Eneida» di Virgilio, dice esser «'Charon' quasi 'chronos'»; e questo vocabolo in latino viene a dire tempo. Il quale l'autore dice esser «bianco per antico pelo», discrivendolo dall'accidente della vecchiezza degli uomini, nella quale noi divegnamo canuti: e per questo vuol dimostrare il Tempo essere vecchio, cioè giá è lungo spazio stato prodotto.
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