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Aggiornato: 23 giugno 2025
Dammi una noce, Vicenze'. Tieni. Dopo averle aperte tutte tutte, Vicenzella mise il banchetto innanzi alla sua sedia e si pose a sedere. Guardava in su, dalla parte del Gigante, se Ciccillo comparisse. La vendita delle noci, sulle prime, andò scarsamente: venne una serva del vicinato, ne voleva otto per un soldo e le deprezzò, erano o fradicie o insipide.
La creatura tua s'ingrassa ogni giorno. Dio la benedica. Se la mangiano le mosche, povera Cannitella, e si chinò per scacciarle. Vicenzella ritornò pressò il focolaretto. Ora, seduta sopra una seggiola sgangherata, appoggiata al largo parapetto di pietra, per non cadere, sorvegliava la cottura del polipo, scoperchiando ogni tanto la pignatta, immergendovi uno schidioncino a due rebbi.
Ora, al suo posto, aveva trasportato un piccolo braciere di creta, dove un fuocherello di carboncini ardeva: e sul fuocherello avea messo a cuocere le spighe di granturco. Con acuto e appetitoso odore le spighe si arrostivano e macchinalmente, con un ventaglio da un soldo, Vicenzella soffiava sul fuoco.
E si misero tutti tre, intorno a un largo piatto di maccheroni. Vicenzella andava e veniva, preparando certe sue cose per la sera. Perché Vicenzella non mangia? chiese il padre. Non ha fame, disse brevemente Gesualda. Non ho fame, disse Vicenzella. E se ne uscì. Aveva riportato in casa tutti gli arnesi che le erano serviti per la vendita dei polipi e delle noci.
Per lui succedono miracoli, succedono. Si capisce. Quanto sei cattiva, Vice'! Chi ti chiama a parlare con me? Va', vattene. Gennarino represse un moto di rabbia e si allontanò, gridando e decantando l'odore e il sapore delle sue pizze. Vicenzella continuò placidamente a far la calza fra il chiasso e il rumore della via, guardando in su, ogni tanto, come se aspettasse qualcuno.
Quando arrivò alla piazza Vittoria, il tram era fermo, lasciando discendere i passeggieri. Un giovanotto e una ragazza discesero; si tenevano per mano, andandosene per la grande via che la luna illuminava. Cauta, silenziosa, feroce, Vicenzella li seguiva: e spasimava, un vapor rosso la faceva delirare. Quelli andavano, lenti, stretti, come perduti d'amore. Ella non resse.
Vicenzella non bevette il bicchier d'acqua, ma se lo versò sulle mani, rasciugandosele al grembiule di cotonina azzurra. Quel polipo appesta, mormorò, e Ciccillo non può soffrirne il mal odore. Tanto gentile, è? È un signore, Mariagra'; che ci vuoi fare! Ciccillo non è per te, Vicenzè, senti chi ti vuol bene. Ciccillo dev'essere, ribattè brevemente Vicenzella.
E perché ci vieni qua? le disse selvaggiamente Vicenzella. Rompiti le gambe in un altro posto. Così speriamo, di vederti morire uccisa! esclamò la serva, andandosene.
È finito adesso adesso, -disse Vicenzella, mostrando la pignatta dove solo un po' di brodo restava. Buona giornata, allora? Buona. Beata te! Con questa paura della malattia, che Dio ci scampi, nessuno beve più acqua sulfurea. Non facciamo niente: e sì che ho promesso il voto alla Madonna della Catena, se mi riesciva una buona stagione. Che ci vuoi fare? Non isposerò neppure quest'anno.
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