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Aggiornato: 15 giugno 2025
Tale era l'umile preghiera della voce, che Cesare non ardì spingere oltre la sua vendetta. Appunto, si affrettò a dire. Non l'ho mai vista meglio: ha un colorito splendido. Roberta mandò un sospiro di conforto, e Cesare si limitò a pensare: «Con una parola potrei forse ucciderti.»
E se per disgrazia dirai nulla di ciò che ti ho detto a Gerasto, guai a te! il pezzo maggior sará l'orecchia. NARTICOFORO. Mi partirò adesso adesso. ESSANDRO. Verremo insino a Roma ad ucciderti: non so io che abiti vicino al Culiseo? NARTICOFORO. Non certo: alla Rotonda, sí. ESSANDRO. Cosí prometti, fa' che l'attendi, se non..., misero te!
MASTICA. Perché morto che serò io, tu serai il piú gran poltron del mondo. SQUADRA. Taci, Mastica. Vuoi tu ucciderti con lui? MASTICA. Non ci uccideremo, no: poltron con poltrone non si fa male, «corvo con corvo non si cava gli occhi».
I nostri nemici hanno certo perdute le nostre tracce. Sono ormai lontani, dietro alla terza duna. accovacciato vicino a Mabima. Presto, presto, Bagamoio!... Corri al pozzo, laggiù... Mabima muore. uscendo da destra. Corro al pozzo, ma, per Allah, Kabango, non alzarti in piedi! Possono vederti e ucciderti con una fucilata. Hanno buoni fucili e frecce insradicabili avvelenate!
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