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Dinanzi alla voragine Dell'eterna armonia Le passioni degli uomini Perdon la poësia; Così l'estremo rantolo Del nocchier si confonde Col ruggito dell'onde, Su cui passa, tuonando, la bufera!... Il Bene e il Mal s'intrecciano Nell'assidua natura; Il Bene e il Mal s'alternano Con sapiente misura; E, indivisi, si aggirano Fra il turbo dei viventi, Gelidi, indifferenti A chi piange, a chi ride ed a chi spera.

Voi sapevate, scrivendo, che tuonando contro il pugnale raccogliereste, senz'ombra di rischio da anima viva, lode di moralissimo tra gli educatori d'Italia, da quanti, seduti all'ombra della loro bandiera patria e assicurati nell'esercizio dei loro diritti da una ben ordinata giustizia nazionale, giudicano, freddamente severi, i palpiti irregolari, convulsi, d'un popolo oppresso, ineducato, senza speranza fuorchè in una lotta di sangue, senza tribunale che ristabilisca equilibrio tra esso e chi lo perseguita.

Negletto, dimenticato dal governo, detestato anche: se ne compiacque. Nell'ultima caduta di Napoleone venne fatta istanza al signor Ginguené perché celebrasse in versi il nuovo destino della Francia, tuonando irato contra i costumi dell'uomo precipitato dal trono. Lascio questa cura rispose egli a coloro che lo hanno lodato.

Dio aveva assunto tutti gli aspetti più atroci e più soavi; era uscito rosso e fumigante dai vulcani, era apparso spumante ed evanescente sul mare, era passato tuonando pel cielo; poi sbucando dai misteri dei boschi aveva ruggito come le fiere, e come queste reclamato il sangue dei piccoli, di coloro che colle fiere non avrebbero potuto lottare; aveva amalgamato in stesso tutte le potenze della fauna per diventare nel drago un mostro egualmente capace di trionfare sulla terra, nelle acque e pel cielo.

Seguitammo a scendere e dopo una mezz'ora di cammino, reso molto malagevole per dover girare le grigie roccie, che poste sulla strada come sentinelle sbarravano il passo, giungemmo al torrente che si è aperto la via tra due montagne e tuonando precipita le sue acque spumeggianti attraverso le nere gole.

Treni in corsa per monti e per radure la rapiron tuonando e sibilando nei giorni d’oro, nelle calde e torbide notti senza stelle: da treni in corsa vide essa le pure albe fiorire in cieli ignoti: e quando s’addormentò sognando sui cuscini, dal sogno all’improvviso la scosse un urto, il secco urlar d’un nome di paese straniero: e niuno era ad attenderla con riso di gioja, ed ella non cercò nessuno; ma, calma, discendendo, il velo nero ricompose sul volto e sulle chiome.