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Aggiornato: 17 luglio 2025
La storiella rimontava ad un paio di anni ed aveva avuto origine da un singolare processo che per il corso di molti mesi era stato argomento di ardenti discussioni in tutto l'alto Friuli. Si trattava di una querela sporta contro il professore Sant'Angelo al tribunale di Udine da un notissimo prete di Collalto, don Giovanni Morganti, a proposito del diritto di propriet
Ogni governatore è capo civile e militare, tiene tribunali e può sentenziare fino a pene di sangue o di morte, per le quali si deve ricorrere al supremo tribunale del re. In caso di guerra seguono colle loro truppe quelle del sovrano.
La sua ultima vittoria, perchè i vinti avevano implorato l'aiuto dei potenti ed odiati romani, ed il proconsole aveva avocato a sè la causa ed osato citare lui, un principe, lui, Ramsette, al proprio tribunale. Aveva risposto: Un libero principe non può venir giudicato da nessuno! ed aveva invitato il proconsole al proprio tribunale.
Considerato che in forza dei Bandi pubblicati dal Regio Commissario Straordinario di Milano in virtù dei pieni poteri accordatigli col Regio Decreto 7 maggio 1898 spetta a questo Tribunale Militare di Guerra la competenza a giudicarli,
Voi ricorderete, Signori del Tribunale, quella che è la leggenda di Rinaldo, che narra nel suo latino medioevale che un legnaiuolo era sorpreso da un rumore e si svegliava e vedeva una donna fuggire ignuda e un cavaliere a cavallo seguirla con la spada sguainata, raggiungerla, trafiggerla, gettarla in un rogo, e poi così ischeletrita metterla in groppa al suo nero cavallo, portandola seco in furia di vittoria con dolore e trionfo. Al legnaiuolo turbato da questa strana visione, il conte di Novac che lo amava e pel quale lavorava, gli chiese se qualcuno gli facesse ingiustizia. No, rispose il legnaiuolo; no, mio sire, alcuno non mi fa ingiustizia, ma la notte sono tormentato da una spaventosa apparizione che non so se sia visione o realt
Signori del Tribunale, io potrei confrontare le mie parole con qualche cosa che ha una certa autorit
Ricordo con vivo compiacimento il Tribunale penale di Caltanissetta, che durante il 1893 ed anche dopo proclamato lo Stato di assedio, in parecchie occasioni, seppe con maggiore costanza dimostrare la propria indipendenza.
La lotta fu lunga. Gli avvocati i migliori di Udine moltiplicarono scritture e controscritture. I due litiganti ebbero a spendere di gran quattrini. Ma la vittoria infine rimase al Sant'Angelo. La sentenza del tribunale, se mise in regola la questione giuridica, non bastò a conciliare i due antagonisti.
Eppoi ricordò certi cristiani. Ne aveva giudicato due soli; i loro capi: due ebrei. Ma qual differenza tra loro e i senatori, e i patrizi? Quando uno di questi compariva al suo tribunale, si contorceva come un verme e supplicava grazia; nessuna dignit
Fuori quel Ghiro! Sopprimetelo! Pizzicatelo! Strappategli i baffi!" Durante qualche istante il Tribunale fu una vera confusione, mentre il Ghiro era preso; e quando si ristabiliva l'ordine, la cuoca era sparita. "Non importa!" disse il Re con un'aria di sollievo. "Chiamate l'altro testimone." E bisbigliò all'orecchio della Regina: "Cara mia dovreste esaminar voi l'altro testimone."
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