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Aggiornato: 18 luglio 2025
«In questa calma trascorsi la mia gioventù. Poi, la mia buona mamma passò a miglior vita. Fu il mio più grande dolore. Ragazzo, quando i terrori notturni mi presentavano l'imagine della morte, pensando al mio povero babbo che non avevo conosciuto, io pregavo fervidamente il Signore di farmi morire nello stesso preciso momento della mamma; con un terremoto, per esempio, che ci avrebbe sepolti, abbracciati, sotto un monte di rovine. Non potevo assuefarmi all'idea di sopravviverle, di restar solo nella nostra casa. Pur troppo dovetti restarvi! Ma allora, per la prima volta, provai il bisogno di una donna che mi stesse al fianco. Dove trovarla?... Scorse dell'altro tempo. Avevo trentacinque anni, una buona salute, una discreta fortuna, qualche reputazione di intelligenza e di onest
Ma una scossa di terremoto che fece traballare il gran monte, impose un termine alle parole dell'astronomo. Degli enormi crepacci si apersero come voragini sotto i piedi degli uditori. Alcune vette crollarono. Dio! quante grida di dolore e di imprecazione! E quanti vuoti in quella folla poco dianzi sì compatta!
Terremoto! gridò il francese alla sua volta mezzo brillo, che bell'idea! Oh, la mirabile fecondit
Chi osa affrontare i terribili corridori del deserto nella loro fuga tumultuosa e furente? Nessuno! Il terreno balza come se fosse scosso dal terremoto. E chi tentasse arrestare i fuggenti sarebbe schiacciato come il filo d'erba che si sprofonda sotto l'ugna pesante.
Dodone, Orlando e Rinaldo, ch'è giunto da Montalban per questa concorrenza, vanno con Angelin debile e spento, facendolo star sempre in riverenza, e fanno uffizi, e stanno forti al punto del sigillo Angelin non resti senza, dicendo: Se qualcun gli niega il voto, s'aspetti guerra e peste e terremoto. Da tutte parti gli uffizi infiammavano per quello di Bellanda e pel guascone.
Verso sera, non vedendolo, mandò a cercarlo alla Stampa, e il servitore, cui aveva affidata quella commissione, le riferì che il Rosati da alcuni giorni era in Liguria, dov'erano avvenuti gravissimi disastri cagionati dal terremoto. Intanto don Pio aveva fatto preparare le valigie ed era ritornato cupo e silenzioso.
Molti non lo compresero. Usciva troppo nettamente dalla linea convenzionale. Non poteva trovarsi accanto al gregge. Una forza era in lui, che sconfinava a tratti, sconquassando con colpi e colpi disordinati le cose e le anime intorno. Ribelle a qualunque forma di costrizione, anche nella casa era il terremoto.
Fra i primi ricordi dell'infanzia, al primo risvegliarsi della sua intelligenza intorpidita, essa rammentava che parecchie volte al giorno, suo padre usciva con qualche cosa arrotolata oppure con un lanternino in mano, e pochi momenti dopo, si sentiva uno strepito, che pareva il terremoto e faceva scuotere fino dalle fondamenta la piccola casa, poi il rumore si affievoliva, finchè si dileguava in lontananza.
Ma il gran Mal di mare, patrono delle vostre dreadnoughts, ha imposto ai vostri stomachi un abbondante vomito, giù dai parapetti di bordo!... Onore a voi, grondaie medioevali, che trasformate gl'incrociatori in tante cattedrali sradicate nel gran vaglio agitato d'un terremoto!
Era una notte di gennajo dell'anno 1574. In uno dei più bei palazzi, che contasse allora Catania, fra i meno danneggiati dal terremoto del 1563, si poteva notare un va e vieni insolito a quell'ora; e dietro le antiche finestre scorgere in molte camere dei lumi. Perchè si vegliava sì tardi in quel palazzo?
Parola Del Giorno
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