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Aggiornato: 17 giugno 2025
Vi fu un silenzio. Ero confuso, non sapevo più che dire e quasi facevo per salutare il vecchietto e andarmene. Egli si volse addietro per riporre il berrettino e l'ago su un tavolinetto. Poi uscì nel corridoio, mi prese per mano, silenziosamente, e mi condusse rimpetto, d'avanti a un'altra porticella. Si chinò a guardare pel buco della serratura e mi fece atto perchè lo imitassi. Guardai l
Maria si avvicinò e in quel momento solo, fu colta da una straziante apprensione, che diede al suo sguardo un non so che di smarrito, increspò fortemente le sue labbra. Se si fosse ingannata in ciò che desiderava! Posò il candeliere sul mobile e con mano febbrile introdusse la chiave nell'unica serratura, che lo chiudeva come un armadio.
Con questa risoluzione si rimise a camminare, affrettando il passo, quasi senza accorgersi, come sospinta dall'ansia indomita. Arrivò alla cura trafelata, gli occhi sfavillanti per l'interna concitazione, il volto vivamente colorito. Tirò la cordicella che pendeva dal buco della serratura ed entrò come il solito chiedendo: È permesso?... Nessuno le rispose.
Studiò bene i più riposti angoli, si provvide degli strumenti che lo avrebbero aiutato a demolire e a segare, e aspettò il momento opportuno. Egli avea notato che a fianco della stanza numero 4, ove dormiva con altri quattro che uscivano a lavorare, era la cucina con una porta che egli avrebbe potuto scardinare e con una serratura che non gli sarebbe stato difficile di staccare con uno scalpello.
Eran circa le 11 della sera, quando tre piccoli colpi alla sua porta avvisarono Cantoni d'una visita, e subito dopo il girar della chiave nella serratura, si aperse un pochino l'uscio ed un individuo si sentì introdursi nella stanza. Cantoni accese un zolfanello, e così fece nell'istesso tempo l'intruso, accendendo pure un lanternino che portava nella mano sinistra.
E allora mi alzavo dalle coltri, e rompevo la serratura di quel cofanetto antico, per gettarmi sulle mie memorie, per sapere proprio che un dì avevo pianto anch'io, e avevo sperato e avevo creduto! Il tarlo su quei foglietti ingialliti aveva gi
Il domattina, Cesare, ricevuto un biglietto di Emilio che lo pregava di venire subito da lui, stava per recarsi alla chiamata, quando Matilde lo sorprese colla mano sulla serratura dell'uscio di casa. Dove vai così di buon'ora e così sollecito? Cesare, che non era abbastanza accorto per vedere il motivo di tacere il vero, disse d'essere stato chiamato da Emilio. Matilde se ne turbò.
Mi piegai, misi l’occhio alla serratura; ma per la disposizione dei mobili nella stanza non potevo riuscire a vedere che una finestra chiusa, il lavabo, una poltrona e solamente un pezzo del grande copripiedi rosso. Vedevo però assai bene, sotto le coltri, la forma del corpo di Odette, dalle ginocchia in giù, muoversi...
E vi andò infatti, ed ebbe il piacere di veder la Mariannina un po' brilla, ma sembra che non uscisse neppur lui dalla cena in condizioni normali, se gli amici stimarono opportuno di accompagnarlo a casa e di aiutarlo a metter la chiave nel buco della serratura. Spuntava il giorno e Fortunata non aveva ancora chiuso occhio.
Sentiva che una mano cercava la serratura della porta. Forse era un ladro! Lina pensò di domandare: chi è; di urlare, di chiedere aiuto, se non avesse risposta. Chi è? domandò la procace ragazza, tutta tremante, accostandosi in punta di piedi alla porta. Io... Lina... io! rispose sommessamente una voce a lei nota. Era Lucertolo! La ragazza stette un po' perplessa, se dovesse o no aprire.
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