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Aggiornato: 1 giugno 2025


Amala Flavio, proseguì Gervaso e ti serbi il santo orgoglio di non costarle mai una lagrima sola. Oh, zio mio ve lo giuro, ella sar

No, non piango. Bisogna che io serbi la mia faccia al sorriso avvenire. Perdonami, Giana, tutte queste cose penose e odiose. Non ti darò più noia. Sono io che opprimo tutti, che separo tutti. Non c’è posto per me qui. Ecco la sera. Senti? Un’altra acquata, ma più blanda. Ascolta. Piove su i bossoli e su i c

Mi racconta in cattivo italiano che è stata dimenticata ad Aviano dal fidanzato ufficiale austriaco. Le domando che cosa succeda a Lubiana. Mi risponde che a Lubiana si odiano gli Ungheresi, ma non si amano neanche i Serbi.

Vuol saperlo, il gran perchè? ripigliò la fanciulla. Glielo dirò, a patto che mi serbi il segreto. Posso prometterlo; disse Don Pietro. Ma avete dei segreti per vostro padre? No, e . Non ne ho, se si tratta di cose che possono avere una buona e una cattiva interpretazione, e per cui resti dubbio se vadano fatte o non fatte. Ne ho, se si tratta di pensieri miei, che possono parere ridicoli.

Tu sola sei possibile Per le menti severe, Che le catene abborrono Adorando il piacere! Tu, che ai ricchi ed ai poveri Mostri un egual sembiante E accogli in un istante Ogni filosofia! Tu, che non rechi i triboli D'un amore geloso; Che non ti atteggi a vittima D'un dolor fastidioso; Tu, che ti serbi vergine, Anche da lebbra infetta Che bocca maledetta T'infiltrò nelle carni!

E s'affretta a gridar: fin che ne l'alto Le stelle, ove pugnammo, in giro andranno, L'armi e le forze, onde l'inferno esalto Mai sempre infeste al Vatican saranno: Gonfi, gonfi le trombe; al fiero assalto L'insegne spieghi il Rodïan tiranno: Questo infra i giorni tenebrosi, acerbi Vogl'io, che Rodi eternamente il serbi.

Pur, mentre impreca e sogghignando nega, Angiol ribelle, il cor, Mite una voce dal profondo prega: Amore, amor!... Vedova triste che silente stai Nel tuo gramo tugurio affumicato, E cuci, e cuci, e non riposi mai Presso il letto del tuo figlio malato; Che su la faccia scolorita e mesta D’un antico dolor serbi le impronte, E sei tanto infelice e tanto onesta, Vedi, vorrei baciarti sulla fronte.

Alle quali cose qual fine serbi il giudicio di Dio, coloro il veggiano che il timone governano di questa nave: percioché noi, piú bassa turba, siamo trasportati dal fiotto, della fortuna, ma non della colpa partecipi.

Parola Del Giorno

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