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Aggiornato: 9 luglio 2025


Questi prodi, perchè vinti, vennero sepolti nei sotterranei di Favignana. Eppure la causa, l'impresa, l'audacia furono identiche. Forse il tempo non fu così bene scelto, io osservai, e certo la popolarit

Da quella vedetta una bolgia ampia di neve le si parava dinanzi, e non altro! Un gran vallone formatovi da tre montagne, strette in tal modo, che alle falde non davano adito che al passaggio di un fiume, e solo a settentrione aperte un po’ più, era questo tutto il suo orizzonte! Quando poi accadeva che la neve ghiacciasse, allora che dovunque era solitudine e ombra di morte da sentirsi stringere il cuore! Interrotto allora ogni umano consorzio! Chi infatti, come in altre stagioni, si sarebbe attentato a salirvi? A porsi in via lassù, il certo pericolo di scivolare e cader giù nel burrone, ed esser sepolti fra le volute di neve che si staccasser dall’alto, meno estremi casi, da Pavana o da altri paesetti d’in basso v’allontanava ciascuno. Essa poi nell’inverno nemmeno v’avesse udito il consueto fragore monotono del sottoposto torrente! Questo pure co’ molti rii che lo alimentano era arrestato dal gelo! Nell’altre stagioni v’udiva almeno il cantar degli uccelli, il suono di qualche zampogna, o la prolungata cantilena de’ rispetti che si alternavano da un poggio all’altro le giovani pecoraie. Adesso non le giungeva alle orecchie che uno squillo di tromba per l’appello de’ militi, o il rintocco d’una campana pe’ sacri riti. Pochi abitatori rimanevano nella terra in quella stagione; costretti a condursi per le maremme a guadagnar di che vivere. Gli uccelli stessi erano spariti da que’ dintorni, perchè quando è tempo di neve volano al basso per cercar d’alimento. Aggiungi un castello, per quanto ampio, tutto però per milizie, e non punto provvisto d’alcuno degli agi della citt

Dal centro della galleria arrivavano gemiti e grida. Due operai mezzi sepolti dalla frana gemevano: Aiuto! Aiuto! Cardello si era buttato carponi, smovendo il terriccio con le mani, e senza punto curarsi del pericolo, tirava fuori dall'ingombro i due sventurati che fortunatamente non erano neppure feriti. E gli altri?... Come soccorrerli?

I loro scritti, sepolti in riviste scientifiche poco accessibili, o addirittura contese al gran pubblico, dovrebbero essere ristampati in edizioni popolari e aver larga diffusione in Italia. Mi sia lecito intanto ricordarne alcuno dei piú notevoli.

«In questa calma trascorsi la mia gioventù. Poi, la mia buona mamma passò a miglior vita. Fu il mio più grande dolore. Ragazzo, quando i terrori notturni mi presentavano l'imagine della morte, pensando al mio povero babbo che non avevo conosciuto, io pregavo fervidamente il Signore di farmi morire nello stesso preciso momento della mamma; con un terremoto, per esempio, che ci avrebbe sepolti, abbracciati, sotto un monte di rovine. Non potevo assuefarmi all'idea di sopravviverle, di restar solo nella nostra casa. Pur troppo dovetti restarvi! Ma allora, per la prima volta, provai il bisogno di una donna che mi stesse al fianco. Dove trovarla?... Scorse dell'altro tempo. Avevo trentacinque anni, una buona salute, una discreta fortuna, qualche reputazione di intelligenza e di onest

Per non essere d'imbarazzo Ezio usciva spesso a passeggiare solo per le stradine a lui note, ora verso la chiesa dove s'incontrava spesso coll'arciprete, ora verso il cimitero dov'erano sepolti i suoi cari, un cimitero romito e tranquillo in mezzo alle vigne; e vi restava volentieri seduto all'ombra del muricciuolo a leggere stesso.

È l'ora sacra in cui pare che l'anima resa più diafana riceva nel profondo silenzio delle sue acque il riflesso delle cose invisibili che passano e s'increspano all'alito degli spiriti che non possono più morire dormire. È l'ora in cui i desideri sepolti bussano al cuore delle fanciulle che vegliano e i sogni fanno ridere i bambini che dormono.

Vedransi allor questi intelletti foschi in tenebre sepolti, e 'l nostro onore viver

Fino il duol del padre oppresso Nei nepoti resta impresso, E van pazzi a cento a cento Per chimerico spavento! O follia, sei tu un'orribile E fantastica megera Che trapassi in mezzo agli uomini Come rapida bufera, E che godi, sghignazzando, A toccare il fronte blando Del dormente nëonato Con un dito arroventato? O Follia!... Cupa voragine!... Viver... morti! Esser sepolti.... saperlo!

Parola Del Giorno

serafica

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