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Aggiornato: 4 giugno 2025
Poi colle baionette massacrarono quanti c'erano, meno pochi che sfuggirono all'eccidio saltando dalla finestra sulla strada. Ecco quanto scrivevo di ritorno in Milano l'8 novembre 1867 nella mia relazione sulla Unit
Scrivevo lunghe tirate di versi da perdere il fiato, volavo all'empireo sull'ali dell'iperbole, vedevo gli uomini al basso piccini piccini che si raggiravano come formiche intorno al formicaio, e la mia elevazione mi lusingava di giungere agli astri. Finalmente finito, corretto, messo in netto, declamato nella solitudine della mia stanza, il mio Lucchino Visconti mi parve un capolavoro.
Vicino a quel cancello a Carate, ov'io venivo tutti i giorni nel 73 a guardare in quel giardino ove tu mi avevi dato un fiore di vainiglia e una foglia spinosa, vicino a quel cancello, ove scrivevo le date e mi pareva d'esserti fedele, hanno alzato un muro.
Ma allora mi parve di essere tanto lontano, che avendo scritto una lettera a mia madre, sul parapetto del bastimento, coll'intenzione di darla ad impostare a uno dei passeggieri che scendevano a Gibilterra, nell'atto che scrivevo l'indirizzo, risi della mia buona fede, come se fosse quasi impossibile che la lettera arrivasse a Torino.
La speranza rientrava lentamente nel mio cuore e mi sentiva un po' riconfortato. «Pure, nel mentre stesso che scrivevo, mi ritornava di minuto in minuto più gagliardo e pauroso il pensiero che il tempo passava, che il lavoro era lungi dall'esser compito, che non riuscirei a compirlo. La mia penna correva velocissima, ansiosamente sulla carta; la mano mi tremava....
Il 24 maggio finalmente io scrivevo: «È chiaro che non possiamo intenderci... S'è cominciato per dichiarare che non poteva sollevarsi iniziativa dal di fuori: risposi, dichiarando che si trattava di iniziativa interna. Si disse allora che sarebbe stato necessario un moto anteriore in Galizia: risposi che, comunque m'increscesse mutare a un tratto disegno e linguaggio coi nostri Alleati, mi vi adoprerei. Oggi si vuole anche l'Ungheria. Domani si vorr
Scrivevo, di solito, a tarda notte. Con quale indicibile desiderio, con quale impeto le aprivo il mio cuore, che volutt
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