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Aggiornato: 17 luglio 2025


Il duca di Feira non era un uomo volgare, con cui scendere alle minacce; era un gentiluomo, era un vecchio al paragone di lui; l'incalzarlo ancora, senza l'aiuto di qualche sfumatura, di qualche artifizio oratorio, sarebbe parso atto di scortesia, e il Giuliani ben ne vedeva il pericolo.

Io non potrei pensare sul serio che voi, cavaliere perfetto, aveste usato una simile scortesia alle belle dame che adornano la mia festa. Che ne dite della Maddalena Torralba? Non vi par ella una delle più belle signore di Genova? Signora marchesa, io non so.... Sono un cattivo giudice. Come? E chi ha da sentenziare in materia di bellezza, se non un giovine come voi, signor di Montalto?

Osservando cotesta feconda politica europea dei Borboni, comprendiamo facilmente la ragione per che allora i francesi inviperiti cantavano con Casimiro Delavigne: ces esclaves d'hier, aujourd'hui nos tyrans! e il ritornello di Béranger: en France soyons français! sonava scortesia ai Borboni. Basterebbero queste congiunture a spiegare la caduta dei Borboni.

No, no, piccola amica! Io non posso farti una visita, stanotte.... Perdona, dunque la scortesia involontaria. Addio, piccola amica!... Devo portare altrove questo grosso papa in catene! Tu mi segui cogli occhi, tenendo pei fianchi la tua cuginetta che ride, ed io odo il tuo pensiero: «Oh incorreggibile monello! Non potrai mai calmarti, mio grande ragazzo?... Quale nuova pazzia vai macchinando?

E Massimo non seppe, o gli mancò la forza di spiegare, di modificare la sua scortesia. Alta gi

Pareva si fosse la sorte espressamente adoperata perchè le antiche promesse ch'egli aveva fatte alla Ginevra dovessero mantenersi; ma rifiutando la duchessa era sconvolgere un ordine di cose da troppo tempo preparate, e rese troppo importanti da circostanze indipendenti dai privati affetti, nel punto stesso che il non tener conto veruno della Ginevra presente, poteva meritare la taccia di una scortesia vituperosa e colpevole.

«Se il Cavaliere ama restarsi celato, sarebbe scortesia volerlo conoscere; non pertanto abbia le nostre grazie, e voi, Messer Ghino, preghiamo di fargliele note; ditegli ancora, che se guiderdone di onori, o di facolt

Non si conosce la felicitá se non si prova prima la miseria. Io dunque col fargli provar queste pene cosí pungenti e acerbe, gli fo saper i gusti piú suavi e piú dolci. Vi porgo ancora un altro aiuto. Essendo la scortesia dell'amato troppo superba e villana e ch'io non basto ad addolcirla, adopro questo compagno che vien sempre meco.

Io m'avvedo che non si possono dar consigli ragionevoli, in queste faccende, e che il dolore del signor di Montalto mi ha fatto correre troppo oltre. Poverino! Due o tre volte sono stata sul punto di dirgli: signor di Montalto, non vi pigliate il fastidio di proseguire a ballare; e se non era il timore che egli l'avesse per una scortesia, certamente glielo avrei detto....

Ditemi che cosa volete voi. Che facciate delle scuse ad Elena. Delle scuse? L'ho io dunque offesa così gravemente? Sia grave o leggera l'offesa, replicò Polissena, essa ebbe testimoni tre persone. E per caso, riprese Gino, dovrei fare delle scuse anche ai tre testimoni? Una buona parola andrebbe detta, sicuramente. La scortesia del vostro comando ad Elena può averli feriti benissimo.

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