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ERASTO. Voi vi sète fasciata di sotto cosí stretta per non parer pregna, onde dubito che siate per isconciarvi. AMASIO. Tu piú mi sconci con queste tue sconcie parole. ERASTO. Non fate male a voi al mio figliuolo. Deh, per amor di Dio, non siate cosí crudele che vogliate uccidere ad un tempo il padre e il figlio!

Ma.... soggiunse Roberto Fenoglio, e se del naso in qualche spigolo?.... Gli è, rispose gravemente Magnasco, uno tra gli sconci di questa teorica, per altro bellissima. Orbene, mi proverò; disse Roberto. E intanto si stiracchiava sul canapè, sbadigliando di bel nuovo. Felice se ne avvide e fu sollecito ad alzarsi.

Eh! io non ve le so dire le belle parole; dico acqua all'acqua, e non so come il vostro bel giardiniere battezzi quelli sconci animaletti che ci avete voi sulla persona, bella schifiltosa! Del resto sappiatelo: la dama per tutt'oggi non s'è vista, ed egli se ne strugge... ve lo so dir io, se ne strugge!

LECCARDO. Se ti burlo, facci Dio che mai gusti vino che mi piaccia! CHIARETTA. A questo giuramento ti credo. A che ora? LECCARDO. Alle due, in questa casetta terrena. CHIARETTA. Perché non in casa nostra? LECCARDO. Ché facendo romore non siamo sconci: ne parlaremo piú a lungo in casa. CHIARETTA. Bene. LECCARDO. Non mancarmi della tua promessa. CHIARETTA. tu della tua.

Ed è possibile che abbi amato una donna e tante volte giaciuto seco e resala gravida di me, e or trovo che sia mutata in altro sesso? Ahi, Cintio Cintio, questa è l'amicizia cosí cara e cosí stretta che hai tu finta tanti anni meco, per tradirmi sotto quella e venir meco a cosí sconci modi? O mondo traditore, e di chi debbo fldarmi?

Io non produrrò la circostanza attenuante dell'esser nato nel più ipocrita dei secoli; e non vi farò notare, a mia discolpa, che l'ipocrisia viene oggimai considerata, fra gli scrittori da gazzette, una figura rettorica; ma farò degna ammenda delle mie ingiuste e stolide invettive, protestando che nessuno dei moderni drammaturghi ardirebbe oggi presentare sulla scena una figlia innamorata del proprio padre; come nessun poeta bernesco oserebbe segnare col proprio nome degli epigrammi sconci e indecentissimi come quelli di Marziale.

Nel giallo becco ei se le prese entrambe Trillando gajamente: Il colpo è bello!... L'uomo sensibil balzò sulle gambe, Stese la mano... e si mangiò l'uccello. Luglio 1876. Tu vuoi saper perchè la vita mia Colla gente volgare si consumi, E come io pensi un'ode all'osteria Fra gli sconci profumi;

A quattordici anni credette poter procurarsi un mezzo di scampo. Un suo compagno di scuola, più vecchio di lui, gli parlò del giuoco: Lorenzo riuscì a rubare uno scudo dal taschino del panciotto di suo padre, a letto addormentato, e si fece condurre in una bisca. Guadagnò, e il suo guadagno subito consumò in luoghi sconci, per tornare a casa ad ora indebita, senza più un soldo e ubbriaco. Furibonda fu la collera del padre, e degni di essa gli effetti. Lorenzo, schiaffeggiato, cacciato a calci nello stambugio che gli serviva da camera, vi doveva rimanere prigione una settimana a pane ed acqua. Uscì di l