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Aggiornato: 16 maggio 2025
Non serve deplorar sempre i fatti deplorabili; bisogna mutarli dove sia possibile; e dove no, sapervi applicare la politica giornaliera o permanente della patria.
La signora ha suonato? Io! MARCELLO e detta. Siete qui... siete qui!... Come sono contento di trovarvi ancora!... Ne disperavo... Non avete incontrato qui una persona... Il barone di Turbia. Ah lo conoscete? È uscito. E non c'era altri con lui? Non ho visto nessun altro. L'avrei giurato; non è venuta. Se sapeste quanto ho corso, non trovavo carrozze. Ma... Come ho fatto a sapervi qui?
L'Italia vi sa prode in campo. Ma, comunque virtù sì fatta sia rara in un re, l'ultimo tra i vostri volontarî può farne mostra; e la vita è per lui sacra d'affetti di madre, di sorella, d'amica, che son la corona dell'anima sua. L'Italia ha bisogno or di sapervi prode nel consiglio; potente di quella volont
Lidia, sono venuti per voi i giorni dello sconforto! cara, l'anima mia vi trova e vi dice Coraggio! l'anima sicura è ardente in Dio. È dovere il mio, e l'adempio in nome di quanto di più puro avete nella memoria della vostra vita, di quanto di più sacro sentite in fondo al cuore, fra i tesori della vostra fede religiosa, che è la mia. Un anno fa, voi mi avete scritto che credevate all'affetto nobile, puro, bello, quand'io mi sentivo tanto felice di sapervi felicissima: in quest'ora in cui ringrazio Dio che la mia povera voce possa giungere a un'anima sconsolata, in questa ora vi dico che Voi non avevate offerta la carit
L'amore per me può essere tutt'al più, come voi dicevate, un episodio tempestoso. «Ho lungamente lottato fra la ripugnanza ad ingannarvi, e la paura di darvi un dolore. «Perdonatemi e compiangetemi! Darei dieci anni della mia vita per sapervi felice. «Spero per voi nel tempo, nella lontananza, e più più ancora nell'effetto morale che la mia condotta deve fare sul vostro animo. «Perdonatemi!
Provate gli orrori di sapervi dinanzi ai sanguinarii che hanno fatto a pezzi le donne, squarciata la gola agli uomini e spaccato il cranio ai bimbi. Il loro abbigliamento e il loro viso galeottizzato triplicano la ripugnanza che vi ispirano.
«Figlio generoso di generoso padre, noi non dubitiamo della tua prodezza; se tu avrai il senno del Benincasa, oltre il nome, e il sembiante, non sapremmo qual differenza sarebbe tra voi; pure tanto mi giunge gradita la tua offerta, che noi vogliamo, sebbene giovane, affidarci a te solo: se il fine del nostro regno è fisso lassù, se la stirpe di Federigo non deve più reggere le terre di Sicilia, tu condurrai in salvo la moglie, e i figli nostri, a Lucera, o meglio a Manfredonia.... Mia diletta, tu riparerai, come o piace, in Epiro presso tuo padre, o in Aragona alla Corte di Piero: certo tu avrai perduto la corona, perduto me tuo consorte, che avresti amato anche senza corona; ti rimarranno i figli. i figli, Regina, sostegno ai tuoi anni cadenti, consolazione delle passate sciagure; il sapervi salvi anche dopo la mia morte, m'invigorisce lo spirito.
Parola Del Giorno
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