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Le tetre vetture a molle dalla sagoma antica ricoveravan diverse signore; una beghina, rimasta addietro, mi venne presso a recitare il de profundis, con terribile accento cavernoso da produrmi i brividi.

La scena era questa, semplice e spaventosa: davanti alla porta, un carro funebre, dai cavalli con gualdrappa e pennacchi neri sulla testa; un po' indietro, sopra una carrozza a quattro posti, scoperta, infinite corone di fiori freschi, ricche di nastri e di dediche affettuose; poi tre vetture a due cavalli, nere, dalla sagoma antica e dal cocchiere in parrucca e in tricorno, quelle tetre vetture con le molle ondeggianti che tentennano quasi navi in burrasca; poi uno stuolo d'uomini e donne, ora in gruppo, che al momento opportuno si sarebbe allungato come un nastro umano; raccolti e silenziosi varî servi in livrea, portando i ceri; e distanziato da tutti un manipolo di beghine e di prefiche venute per accattar la candela; in ultimo, cinque o sei carrozze padronali e una dozzina da nolo....

Uff! fece Milia. E rispose forte: Vengo, vengo! Pronta! Nella cameretta della signorina era buio: le imposte del balcone erano chiuse. Ma da quella commessura, avanzando fino a piè del letto, si partiva come una sottile lama d'oro. Attorno l'ombra si raffittiva. Dove siete? disse Milia. Qui, qui. Vieni qui: senti... E la sagoma del letto si svelò a poco a poco agli occhi della servetta.

Tornavamo allora dal Casino; voi avevate perduto, io no. Tenevate il gomito su la sbarra d’ottone che circondava in alto la ságoma del banco; fra noi era una ciótola ripiena di mandorle toste, che brillavano di sale cristallizzato. Al cerchio più basso del mio sgabello si appendevano i vostri piedi sottili, che parevano due gioielli finissimi in un astuccio di raso d’oro. Ed anche di splendente oro, ma con sovra un tulle di color viola-piombo, era la stoffa del vostro abito glorioso, il quale, invece di vestirvi, dovrei dire che vi spogliava. Ed eravate così avviluppata nei drappi di quel velo pieno di fiamme, così bella eravate, con le braccia quasi nude, l’ascelle trasparenti, le trecce, le dita, i polsi, carichi di gioielli scintillanti, che la vostra infernale paganit

A poco a poco il sole risaliva su per le coltri del letto. Una chiazza ancor abbagliante dilagava sulla bianca parete, a capo; ancora gli origlieri se ne bagnavano e, come un casco dorato, , copiosa e lucida, la capigliatura dell'Ercolano accoglieva riflessi quasi metallici. Le coltri estive disegnavano una sagoma voluttuosa, un ricco e immoto seno giovanile. Era terminata la visita.