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Aggiornato: 23 maggio 2025
Era un bell'animale, d'alta taglia, tigrato, colle corna lunghe e aguzze. Appena entrato e liberato dai legami, si mise a saltellare all'impazzata pel recinto, mugghiando furiosamente e cozzando contro le palizzate. Faceva paura a vederlo colla bocca piena di bava e quegli occhi grandi, accesi, che roteavano in un cerchio sanguigno; si capiva che prima di farlo entrare, i bagg
Si slanciavano alla carica a due, a dieci insieme, a uno a uno, in fondo alla valle, sulle colline, davanti e ai fianchi della carovana, nella direzione del nostro cammino e in direzione contraria, sparando e urlando senza posa. In pochi minuti la valle fu piena di fumo e d'odor di polvere come un campo di battaglia. Da ogni parte turbinavano cavalli, lampeggiavano fucili, sventolavano caic, svolazzavano cappe, ondeggiavano caffettani rossi, gialli, verdi, azzurri, ranciati; scintillavano sciabole e pugnali. Ci passavano accanto ad uno ad uno, come fantasmi alati, vecchi, giovanetti, uomini di forme colossali, figure strane e terribili, ritti sulle staffe, colla testa alta, coi capelli al vento, col fucile disteso; e ognuno, sparando, lanciava un grido selvaggio che gl'interpreti ci traducevano. Guai a te! Madre mia! In nome di Dio! T'uccido! Sei morto! Son vendicato! Altri dedicavano il loro colpo a qualcuno. Al mio padrone! Al mio cavallo! Ai miei morti! Alla mia amante! Sparavano in alto, in terra, indietro, chinandosi e rovesciandosi come se fossero legati alle selle. Ad alcuni cadeva in terra il caic o il turbante; tornavano indietro di carriera, e lo raccoglievano, passando, colla punta del fucile. Parecchi roteavano l'arma al di sopra del capo, la buttavano in aria e la riafferravano con una mano. Eran gesti convulsi, atteggiamenti temerari, urli e sguardi di gente inebbriata che rischiasse la vita con una gioia furiosa. Molti slanciavano il cavallo come se si volessero uccidere; volavano, sparivano e non tornavano che lungo tempo dopo colla faccia stravolta e pallida di chi ha visto in faccia la morte. I più dei cavalli grondavano sangue dal ventre; i cavalieri avevano i piedi, le staffe, l'estremit
Uno scroscio di risa feroci accolse le mie parole, e delle voci si sollevarono dalla folla che gridavano: alla corda, alla corda. Fui condotto al luogo destinato ai supplizii. Quivi un abisso profondo, immenso, si apriva nel seno di una montagna: in fondo alla voragine, sulle punte di granito e di metallo taglienti come lame, roteavano stormi di astori e di aquile.
»Armato del suo pugnale e rimesso alquanto del suo primo stupore, io vidi nel chercuto un soggetto, che non per la prima volta trovavasi in difficili cimenti. »Nessuno di noi fiatava, e gli occhi roteavano nello spazio che ci divideva ora sul corpo immobile della giovine, ed ora d'intorno, come per cercare il destro, egli alla fuga, senza dubbio, ed io all'assalto.
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