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Aggiornato: 5 giugno 2025
E ripassò il panno sui vetri perchè vedessi meglio. Arriva al caffè sulle nove ore, si mette a sedere lì fuori, e vi resta fino a mezzodì. Poi torna dopo pranzo e si rimette allo stesso tavolino e non se ne leva che alle quindici. E tu come fai a saper tutto questo? Me l'ha detto il caffettiere. Il signor Stazza gli d
Poi chinò il capo e discese. Ma perchè la chiamano Baby? pensava: Eleonora è così un bel nome! Quando ripassò dal Ponte delle Navi per tornarsene a casa, s'incontrò in una carrozza a due cavalli che saliva al trotto. C'era dentro una signora, dell'altra gente, e tutti avevano in mano mazzi e canestri di fiori. Certo ritornavano dalla fiera.
"Si scostò, attraversò i binari equilibrandosi alla meglio fra la borsetta e il sacco dei banani; e dopo aver quei chiesto a due o tre impiegati, si rivolse ad un altro dei mandarini che vivono sotto le tettoie delle stazioni e sotto la mitra rossa dei loro berretti, la vidi parlargli umilmente e... poi fece un atto di disperazione; ripassò fra i binari in furia e venne al nostro sportello.
Poi, dopo aver lasciato galleggiar qualche istante il suo spirito nel vago, ella riprese a ruminare col pensiero, in secondo ripasso e raffinamento, la conversazione con lo zio.
Sta bene; vuol dire che un bel giorno ripasso e vi disegno... Quando? Al più presto possibile, bella bionda. Io non mi chiamo bella bionda. Mi chiamo Fortunata. Volete passare lunedì? Passerò lunedì. Al lunedì, di buon'ora, mi trovai al vicolo Giganti. Fortunata, ritta sulla soglia di casa sua, lavorava all'uncinetto, sorridendo. Mi aveva visto da lontano. Dunque? Siamo pronti? Entrate.
Com'ella giunse allo spiazzato si arrestò: passava, tra due carabinieri, un giovanotto ammanettato. Andava alle carceri della Vicaria. L'ammanettato la salutò con un lieve cenno del capo e si fermò un momento anche lui e levò le mani incatenate, avvicinando la faccia al panno della manica, lì ove il braccio si piega. Passò e ripassò le gote sudate sul panno, soffregando forte.
Il corteggio passò e ripassò come un lampo davanti al palazzo Bollati, dove le signore sventolavano i fazzoletti e gli uomini gridavano con quanto fiato avevano in corpo: Viva l'Imperatore, viva l'Imperatrice!
Il servitore s'inchinò, e senza risicare una sillaba di più, ripassò il vestibolo che precedeva la galleria e rientrò nella vasta anticamera; dove forse una diecina d'altri servitori stavano qua e l
Sono ai vostri ordini, principe sclamò il dottore. Il principe di Lavandall partì, ripassò per la piazza Vendôme e mandò Ivan a lasciare la lettera alla porta del conte Alessandro, poi rientrò al palazzo tardi. Maud era a letto. L'emozioni della giornata l'avevano di molto stancata. Sarah e Tom andarono per nuove. Ivan, al solito, si tacque.
Si avviò subito verso la Piazza dei Mercanti; a mano a mano, per altro, che si avvicinava alla meta, camminava sempre più adagio, fermandosi ritto davanti alle vetrine delle botteghe, senza sapere nemmeno lui che cosa guardasse. Quella strada gli era apparsa, le altre volte, il doppio più lunga, e come si trovò dinanzi alla bottega dell'orologiaio, non ebbe il coraggio di entrarvi. Tirò innanzi, poi ripassò: bisognava pure risolversi, sicuro, ma voleva prima vedere se in bottega c'era il padrone; con quello gli pareva di averci più confidenza: ritornò indietro di nuovo: le tendine erano calate sul cristallo. Occorreva uno sforzo eroico di volont
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