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Aggiornato: 9 giugno 2025
Ella si era voltata verso il marito con un moto passionato: una luce spirituale le brillò repentinamente sul viso, ma quel dubbio supremo, nel quale egli parve voler disciogliere tutte le realt
Venne voglia a Loredana di strappar dalle mani del disegnatore l'albo in cui sapeva d'essere stata ritratta, e di batterglielo in faccia. Dovette chiudere gli occhi per vincersi. Uscì, tra la nebbia; la nebbia era calata repentinamente, con un lieve odor di bruciato, rotta qua e l
Egli si volse; aveva le mani affondate nelle tasche del soprabito, il bavero alzato fino alle orecchie. E vedendo che la squadrava da capo a piedi, senza salutare, Loredana si sgomentò. Non mi aspettavi? chiese dolcemente. No, rispose Adolfo, non ti aspettavo; non ti aspetto più! La giovane non osò chiedere altro; ma Adolfo repentinamente s'infuriò, l'afferrò per un braccio, la scosse.
Il giorno in cui Loreta Lambertenghi entrò per la prima volta nel palazzo dei Polverari, edificio bruno e melanconico, posto in una delle più quiete strade di Verona, e che un vecchio domestico, tutto curvo nella sua livrea, la guidò silenziosamente attraverso a una fila di sale spaziose, dalle pitture antiche, dagli arredi severi, dove i passi risonavano forte sul lucido terrazzo, sino alla stanza in cui la padrona di casa la stava attendendo, ella ebbe una inesplicabile sensazione di orgasmo come se, emanando da quelle pareti scure, da quelle pitture tetre, dall'aspetto desolato di tutta quella casa, una superstiziosa titubanza si fosse repentinamente impadronita di lei.
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