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Aggiornato: 15 giugno 2025
La moneta di cui fa parola la presente terminazione, d'onde pare che siasi anche per lo innanzi battuta pe' Veronesi, è un pezzo di puro rame o di ottone, abbastanza facile a rinvenirsi, che reca il nome dell'allora regnante doge Agostino Barbarigo, o del costui successore Leonardo Loredan; moneta però che finora nessun numografo seppe spettare a Padova.
Del quale, comeché alquanti figliuoli e nepoti e de' nepoti figliuoli discendessero, regnante Federico secondo imperadore, uno ne nacque, il cui nome fu Alighieri, il quale piú per la futura prole che per sé doveva esser chiaro; la cui donna gravida, non guari lontana al tempo del partorire, per sogno vide quale doveva essere il frutto del ventre suo; comeché ciò non fosse allora da lei conosciuto né da altrui, ed oggi, per lo effetto seguíto, sia manifestissimo a tutti.
Una linea circolare gli gira intorno e lo divide dal campo della iscrizione ch'è indubbiamente questa: IO. BAP. GRIM. GEN. IMP. VENET. Una linea serve d'appoggio allo scudo, e nel breve esergo che s'apre fra essa e la circolare stanno le sigle G * 10. L'altro lato ha un orrido S. Marco in soldo che tiene lo scudo Molin, insegna del doge allora regnante.
I servi rimasero muti e confusi; nessuno si movea. Dorotea parlò di un'altra porta che dalla galleria dello scalone metteva nell'anticamera del salotto, ed era per conseguenza assai più vicina alla camera da letto. Il conte vi andò, ma tutti i suoi sforzi furono inutili; per cui la fece atterrare. Esso entrò pel primo; Enrico lo seguì co' più coraggiosi, e gli altri aspettarono sulla scala. Regnava in quel luogo il più cupo silenzio. Entrato nel salotto, il conte chiamò Lodovico, ma, non ricevendo risposta, aprì egli stesso, ed entrò. Il silenzio assoluto regnante col
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