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Aggiornato: 21 giugno 2025


Massimo sarebbe venuto a Reggio; l'avrei veduto solo, misteriosamente; non l'avrei presentato a nessuno dei nuovi conoscenti che la mia vita artistica m'avrebbe imposti; e di codesti avrei procurato di accoglierne il meno possibile, e soltanto in teatro; e l'accesso alla mia casa l'avrei riservato a lui, a lui solo.

So la rotta che hai toccata, gli disse colui, so la morte del Trivulzio e la baldanza de' ribelli rifugiati a Reggio. Ma di costoro porto fede che, in poco di tempo, non rimarr

Nel Consiglio dei Dodici si discusse maturamente, il medesimo mattino, la nostra situazione. Volgeva il settimo giorno dallo sbarco; esigui gli aiuti calabresi; veruna notizia di Garibaldi; sfiduciate le ultime lettere del Comitato di Reggio; incertissimi i viveri, quasi sempre rapiti dal nemico; e finite le munizioni.

Scornato e vergognoso della rotta che i soldati del Trivulzio avevan patito, sgomentato del numero e del valore dei ribelli lombardi che trovavansi in Reggio, e maledicendo la propria fortuna la quale avealo messo al posto del Lautrec nel momento più pericoloso, si pose in quel stesso in viaggio per Milano.

Costui era disceso nel 1452, ed avea fatti gli Estensi duchi di Modena e Reggio, cosí innalzando un altro de' principati duraturi; e scansata Milano, erasi fatto incoronar a Roma, non solamente imperatore, ma, contra l'uso, re d'Italia, da papa Niccolò V troppo condiscendente; poi era risalito.

Tutto ciò che il conte Gino ottenne, fu di passare per il Corso, l'antica via Emilia, dove alloggiava la marchesa, quantunque il Corso mettesse a porta Sant'Agostino, verso Reggio, mentre, per escire da porta San Francesco, sulla via di Toscana, bisognava fare un più lungo giro, con una voltata ad angolo acuto.

Con Missori giunsero pure dei bravi Calabresi che ci giovarono assai nell'espugnazione di Reggio, essendo praticissimi del paese.

Il mal capitato fuochista era di Reggio, e dopo dieci anni ritornava, morto, alla terra natale! Scesi a terra, i salvati furono immantinente circondati da donne e marinai, le une recando ristori e panni, gli altri offrendo stessi e le casupole.

Uno è quello della superba ed ostinata condotta di una dama di casa Reggio, dama che da ultimo persuase il Governo a chiuderla nel monastero di S.a Elisabetta ; un altro, quasi contemporaneo, quello di Nicoletta d’Avalos, fatta entrare a forza in S.a Caterina.

In quell'ora di corsa Fulvia non fece che piangere. Io le promisi di raggiungerla il giorno dopo a Reggio. Nulla mi sorrideva di più che quella scappata. Correrle dietro segretamente, rivederla con mistero dopo averla tanto veduta ed accompagnata ostensibilmente.

Parola Del Giorno

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