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Il signor Quintino Sella anch'esso è un naturalista e un chimico di prima forza. Ma la sua specialit

Quintino sentiva nel petto indolenzito i morsi acuti della fame, il freddo lo intorpidiva, era affranto dalla stanchezza, e però gli si stringeva il cuore vedendo quanto gli riuscirebbe difficile il dare almeno una rappresentazione con quel tempaccio e a quell'ora.

A questa buffonata, tutta quella gente, ch'era solita a desinare, si metteva a ridere e a batter le mani; anche il povero Quintino, per continuare il giuoco, faceva allora delle smorfie e dei lazzi comicissimi, ma mentre colle mani suonava il tamburone sulla pancia vuota, egli guardava cogli occhi pieni di compassione e di lamenti il suo fido compagno di glorie.... e di digiuni.

Ed era appunto l'inverno, sull'imbrunire, dopo una giornata di viaggio, che Quintino e Marco si trovarono finalmente in vista di una cittaduzza. Fra tanta gente non ci sarebbe stata l'anima buona che per carit

S'ingannavano però: l'uomo era diverso, benchè fosse la stessa maschera di pagliaccio che appariva di fuori e la stessa sventura che ci soffriva dentro. Solamente da dieci anni Quintino durava in quella vita e in quel mestiere: Per la fabbrica dell'appetito come diceva lui.

In occasione del Congresso tenutosi in Torino nell'agosto 1874, Quintino Sella fece speciale menzione delle benemerenze del Budden verso la nostra Istituzione e nell'assemblea del 1889 i delegati di tutta Italia lo proclamavano Socio Onorario.

L'acqua della sorgente Quintino Sella ha il residuo più abbondante: 30,8 milligr. per litro.

Allora, preso da un avvilimento profondo, Quintino si volse come per interrogare con uno sguardo il suo compagno d'arte: Marco Minghetti, per tutta risposta, si levò dritto in piedi, sulle gambe di dietro. Vuoi travagliare? Ebbe'.... coraggio e avanti sempre fin che la dura.

Tutte le altre acque, cioè dei due laghi Gabiet e Salzia e della fontana Quintino Sella, contengono piccole quantit

La faccia di Quintino però era ancora più buffa del muso di Marco: quei capelli nerissimi, ruvidi, dritti, parevano un pennacchio, così tagliati all'ingrosso come erbe selvatiche rotte da un colpo di falce.