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Aggiornato: 29 giugno 2025
Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a se' mar si` crudele; e cantero` di quel secondo regno dove l'umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno. Ma qui la morta poesi` resurga, o sante Muse, poi che vostro sono; e qui Caliope` alquanto surga,
'O virtu` mia, perche' si` ti dilegue?, fra me stesso dicea, che' mi sentiva la possa de le gambe posta in triegue. Noi eravam dove piu` non saliva la scala su`, ed eravamo affissi, pur come nave ch'a la piaggia arriva. E io attesi un poco, s'io udissi alcuna cosa nel novo girone; poi mi volsi al maestro mio, e dissi: <<Dolce mio padre, di`, quale offensione si purga qui nel giro dove semo?
Come rimane splendido e sereno l'emisperio de l'aere, quando soffia Borea da quella guancia ond'e` piu` leno, per che si purga e risolve la roffia che pria turbava, si` che 'l ciel ne ride con le bellezze d'ogne sua paroffia; cosi` fec'io, poi che mi provide la donna mia del suo risponder chiaro, e come stella in cielo il ver si vide.
salimmo sù, el primo e io secondo, tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ’l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle. Purgatorio · Canto I Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele; e canterò di quel secondo regno dove l’umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno.
Noi eravam dove più non saliva la scala sù, ed eravamo affissi, pur come nave ch’a la piaggia arriva. E io attesi un poco, s’io udissi alcuna cosa nel novo girone; poi mi volsi al maestro mio, e dissi: «Dolce mio padre, dì, quale offensione si purga qui nel giro dove semo? Se i piè si stanno, non stea tuo sermone».
La morte a miei seguaci è un'esca dolce e di Natura for del fango i purga, ed è cagion ch'un'alma d'ombra surga ne l'alta luce, di che 'l mondo folce. «Qual è chi viva e non vedrá la morte?», David cantava lieto ne la cetra, bramoso il gentil spirto d'esta tetra prigion uscir a la celeste corte.
Ramentati quella infinita bellezza, e secondo quella giudica l'error mio. Qua ha peccato la sorte non la voluntá; e quando l'effetto che succede è contrario alla voluntá, purga il biasmo di chi il commette. DON IGNAZIO. O falsa defension di vera accusa! Te accesero fiamme amorose de' suoi begli occhi?
'O virtu` mia, perche' si` ti dilegue?, fra me stesso dicea, che' mi sentiva la possa de le gambe posta in triegue. Noi eravam dove piu` non saliva la scala su`, ed eravamo affissi, pur come nave ch'a la piaggia arriva. E io attesi un poco, s'io udissi alcuna cosa nel novo girone; poi mi volsi al maestro mio, e dissi: <<Dolce mio padre, di`, quale offensione si purga qui nel giro dove semo?
ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l’anguille di Bolsena e la vernaccia». Molti altri mi nomò ad uno ad uno; e del nomar parean tutti contenti, sì ch’io però non vidi un atto bruno. Vidi per fame a vòto usar li denti Ubaldin da la Pila e Bonifazio che pasturò col rocco molte genti.
III, pag. 611. Francesco Pipino, lib. 4, cap. 21, in Muratori, R. I. S., tom, IX, pag. 726. Nangis, loc. cit.; Francesco Pipino, loc. cit. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 9. Bart. de Neocastro, cap. 90. È attribuita a un abate Gioacchino. Francesco Pipino, loc. cit., lib. 4, cap. 20. Dal Torso fu, e purga per digiuno Le anguille di Bolsena e la vernaccia. DANTE, Purgat., c. 24.
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