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Nel rapporto dei grandi proprietarî di Sicilia a pagine 4 e 5 si legge: «La Sicilia è entrata nella grande famiglia italiana con un debito pubblico di appena ottantacinque milioni in capitale, e con un lieve bilancio di sole lire 21.792,585. E a dippiù dessa vi ha arrecato il suo tesoro, accumulato da lunghi secoli, dei beni ecclesiastici e demaniali. Però dessa vi è entrata al tempo stesso povera di opere pubbliche, cioè di mezzi di viabilit

In Sicilia c'era una quistione di malandrinaggio di cui s'era occupato ripetutamente il Parlamento e la stampa; c'era la quistione sociale di cui i Fasci erano una fioritura parziale; e l'una e l'altra preoccupavano i grandi proprietarî e le classi dirigenti. L'on.

Il concetto, non raccolto allora da nessuno, neanche dal Re, al quale veniva manifestato, doveva più tardi con altezza d’intendimenti patriottici esser tradotto in pratica dal Principe di Castelnuovo; concetto ragionevole, giacchè molti dei proprietari di grandi territorî non avevano essi stessi idea esatta, compiuta di quel che occorresse per migliorare i campi senza perder di vista la classe minuta che vi sudava.

Notaio, fate voscenza. Niente affatto; ve la vedrete con lui. Eccolo qua. Il signor Pietro Kyllea diede una forte scossa di mano al notaio e guardò in viso quella ventina di persone che gli si affollarono attorno, osservandole a una a una, poi domando: Sono i proprietari? Gran parte. Qualcuno verr

Don Vincenzo fece loro capire che il modo di vivere era una cosa relativa; egli sapeva che il Guerini era uno dei proprietari giusti, di quelli che cercano il benessere degli operai, ma non poteva dar retta ai loro capricci; si sa, il danaro più se n'ha, più ve ne sarebbe bisogno, e dovevano contentarsi e non esiger troppo.

I veri proprietarî, dopo alcuni anni, fecero un processo ai coloni e ottennero di sloggiarli tutti quanti. Alcuni di quegli infelici preferirono pagare di nuovo, ma dovettero pagare il doppio, poichè il terreno, dopo sette anni del loro lavoro, aveva raddoppiato di prezzo. Essi così pagarono tre volte la terra.

A colui che volesse avere un’idea della foggia di que’ cavalieri e militi cittadini a un tempo, credo che non potrebber meglio offerirgliela che gli abitanti dell’isola di Sardegna, allorchè sulla sera villici e proprietari a cavallo, dalla campagna (non avendovi ancora che poche case coloniche) fanno ritorno in citt

Il Fascio di Campobello di Licata ricorse di recente al Consiglio provinciale di Girgenti perchè quel Consiglio comunale, per creare un corpo di 21 guardie campestri, istituì una tassa sui proprietarî sulla base di lire 8 per ogni salma di terra, ma colla clausola che sarebbero tassati solo i proprietari, che possedono sino a sei salme.

Simili scommesse sono comuni negli Stati-Uniti e vengono spesso organizzate da proprietari di alberghi e di restaurants per chiamar gente: poi servono a un certo pubblico per scommettere pro o contro come alle corse dei cavalli.

Il peggioramento nelle condizioni economiche dei proprietarî naturalmente si ripercosse nei salarî dei lavoratori, ai quali con ogni studio si cercò di far sentire maggiormente la gravit