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Aggiornato: 17 maggio 2025


Garibaldi, Mazzini e tutte le coscienze eroiche della rivoluzione erano morti; una volgare democrazia snaturava la grandezza del loro genio e del loro carattere nelle più miserevoli interpretazioni; non si voleva nessuna guerra coll'Africa riconoscendole lo stesso diritto nazionale dell'Italia; si confondevano storia e preistoria, si pareggiavano le loro diverse epoche e le loro contradditorie personalit

In questo secolo si è potuto rifare la preistoria, ma chi ci dar

Finchè la storia ignorava la preistoria, questa poteva durare fra le bellezze della natura e l'incendio del sole come uno dei tanti alberi mostruosi del suo clima o delle troppe fiere della sua fauna; ma quando la storia dilatandosi irresistibilmente verrebbe a battere colle proprie onde al suo confine, la preistoria incapace di aprirsi volontariamente, doveva essere sfondata e allagata. Storia e preistoria si batterono ovunque, sempre colla vittoria della prima. Le armi della storia erano infinite; quelle dell'altra solamente due, la freccia che vola e la mazza che schiaccia. La storia è un esercito e la preistoria una massa immobile e tempestosa nel medesimo tempo, senz'altra forza che il suo peso e il suo urto. Mentre quella si avanza per esploratori, poeti della redenzione che si inoltrano alla scoperta dei bruti umani, questi alla repentina presenza dei loro scopritori o li adorano o li scannano: ma dietro al missionario, che sperava convertirli, arrivano l'industria ed il commercio che li sopprimono. Il frate in cerca di anime pel cielo diventa così il segugio del colono, che ha bisogno di uccidere il selvaggio per fecondarne il terreno colla propria civilt

I popoli, che vi si sono costituiti e vi si stanno esaurendo nei loro periodi, sono spinti a cercare una rinnovazione sopra terre vergini; la preistoria deve cedere alla storia tutte le contrade, nelle quali la natura consenta a ricevere il quadro storico.

Un anno durò quella marcia, e il deserto si esaurì e le sue Oasis si perdettero in lontananza e apparvero fiumi, territori fertili, valli di paradiso. Tutta la preistoria fu attraversata e il deserto ricomparve, i monti si drizzarono vergini ed inaccessibili, i laghi si distesero immensi come mari non ancora solcati dall'uomo, tutte le fiere passavano fuggendo dinanzi agli occhi del viaggiatore. Uccelli strani dai colori incredibili e dalle immense ali si libravano attoniti sulla sua testa, le nuvole degli insetti urtavano nel suo volto, le serpi scivolavano sotto ai suoi piedi. E avanti avanti: la febbre entrata nel sangue dell'intrepido viaggiatore glielo bruciava la notte e glielo gelava il giorno. Ma la marcia proseguiva sempre. Le centinaia e le migliaia di chilometri restavano dietro a lui; il centro era oltrepassato, un'altra spiaggia e un altro oceano lo attendevano. L'Africa era vinta, la gloria conquistata, L'Italia aveva scoperto un nuovo mondo. Il viaggiatore, che si sentiva morire, voleva vivere; l'anima gli raddoppiava le forze. Le ultime tappe furono senza dubbio sublimi di eroismo. Lacero, sfinito, marciava sempre; adesso contava i giorni, e la distanza scemando sembrava aumentare alla sua impazienza. Morire allora sarebbe stata una indegnit

Oggi, che sono tracciati tutti i suoi confini e ritratte tutte le sue fisonomie, il mondo è troppo angusto perchè la preistoria possa ancora occuparne tanta parte: rispettarvela, suppunendola uguale alla storia, sarebbe un negare la legittimit

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