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Aggiornato: 6 giugno 2025
Evidentemente un senso d'odio contro il falso traddittore aveva messa la penna in mano alla misteriosa donna dal piccione svolazzante. Chi poteva essere il falso amico traddittore? Eran presto contati sulle dita i suoi amici: ma si guardò bene dal fermarsi a far delle indagini.
No, no, lasciate i titoli da parte, io non son cavaliere e me ne.... me ne.... insomma, non lo sono! conchiuse Roberto. Il governo ha torto! sentenziò il Negri. Io lo servo, lo rispetto e lo venero, come è debito mio; ma egli ha torto a non far cavaliere un personaggio come Vossignoria. Basta, io non c'entro.... Che cosa dicevo, Piccione? Dicevi che se tutti fossero....
Puri, puri, pì, pì, pì. Ed era un pigiarsi vorace, un rumore sordo di becchi che battevano il suolo, tramezzato da qualche schiamazzo, da salti e beccate con le penne del collo arruffate nel contrastarsi il becchime, dal pigolio dei pulcini e dal chiocciar delle chiocce, dal tubar dietro la compagna di qualche piccione, che, da vero innammorato, preferiva al cibo la galanteria.
Ritenendo superfluo, fors'anche sconveniente lo interrogare ad una ad una le altre fanciulle, presi le mosse per uscire; ma, rasentando un crocchio, dove Biscia-d'-avorio, Conca-di-perle e Pan-di-buttiro stavano ancora cinguettando, mi ferirono l'orecchio queste parole: «Che vuoi, biscia mia? Sotto l'aspetto fisico quel tipo non mi va. È troppo gallo, ed io vagheggio un piccione.
Mise in disparte la letterina e quando ebbe pazientemente percorsa tutta la corrispondenza utile, mentre il segretario tornava per la seconda volta alla posta, gettò un'occhiata svogliata anche al piccione svolazzante, aprì la letterina galante dall'acuto profumo di sapone e credette di decifrare in un ghirigoro sotto una mezza dozzina di righe non troppo solide nell'ortografia il nome di Liana, un nome di guerra che probabilmente minacciava guerra a qualcuno.
Fra le molte lettere che il sor Paoleto portò in camera una di queste mattine in cui il barone rimase ritirato, l'occhio strologato dell'affarista ne sceverò una d'una scrittura poco commerciale, chiusa in una busta profumata, color carne, su cui svolazzava un piccione d'argento entro i ghirigori azzurri d'un'elle maiuscola.
Questo dialogo avveniva sul pianerottolo, tra i due persecutori della bella sconosciuta, i quali non erano altrimenti due Adoni da quadrivio, sibbene due sergenti di Questura, il Negri e il Piccione.
Oh ce ne rallegriamo grandemente con Vossignoria! disse il Piccione, che era il più cerimonioso dei due sergenti. E ce ne rallegriamo anche colla sua signora.... Grazie, grazie! rispose la leggiadra donnina, accompagnando le parole col più grazioso dei suoi divini sorrisi. Suvvia, Piccione: disse il Negri al compagno noi adesso disturbiamo.... No, no, amici miei! interruppe Fenoglio.
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