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Aggiornato: 16 giugno 2025


Il mio compagno di catena era certo Stefano Cristini, della provincia di Roma, condannato a sedici anni di lavori forzati, il quale rideva e mi dava la baia perchè piangevo di essere carico di catene che potevo a mala pena tenere su col braccio o con le braccia.

Nulla mi han fatto. Ma io piangevo di tutto. Forse ero infermo, ; ma inferma era l'anima, non gi

Niente: ci vuole la notte per buttarsi giù, che non ci veggano almeno. Non devi fare certi discorsi. E tu che pensavi aspettandomi? Piangevo. Povera mamma!

Dentro me piangevo, se no parlato avrei di gi

!... Soltanto perchè era lui... Pier Luigi... perchè era tuo zio, ho taciuto.... ho soffocato tutto dentro di me!.... Ma quanto piangere, Giorgio! Piangevo sola, di nascosto, piangevo di vergogna, di collera, di ribrezzo!... Dio, Dio, che giorni, che notti orribili! Ma speravo di poter risparmiare, almeno a te, questo gran dolore! Invece ora... non posso più tacere; mi sento il dovere, ho il dovere di dirti tutto. Speravo che il modo col quale l'ho trattato potesse bastare; invece no; mi sono ingannata! Cattivo e perfido, quanto è brutto, ributtante! Approfittò della mia stessa bont

«Per tutti i vizi che la morale condanna, per tutte le colpe che la legge punisce, dovrebbe essere espiazione sufficiente la tortura morale che io soffersi quel giorno. Mi sentivo avvilita in faccia a Gualfardo; sentivo ch'egli aveva diritto di sprezzarmi, e ne piangevo con tutta l'amarezza del mio cuore. Pensavo: « Questa sera, o mi dar

Soffrivo e non volevo mostrarglielo; piangevo in segreto e mi presentavo a Lui sorridente e gaia; ma a tutto il mio lavorio di indifferenza Egli ne opponeva un altro egualmente tenace di durezza, quasi di sprezzo. Il maggior punto della sua difesa in questo senso era di non intrattenermi più de' suoi pensieri, de' suoi progetti, de' suoi sogni.

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