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Io scrissi: «Signor Professore, in un momento di vera aberrazione mentale ho osato formulare contro di lei un'accusa che tanto più mi tormenta di rimorso quanto più riconosco la sua dottrina e il suo sapere. Come posso rimediare se non facendo piena dichiarazione della mia colpa e supplicandola di volermi perdonare?» È tutta una bugia dissi.

si alza, e, in orgasmo, come se non parlasse più per difendersi, ma per esaltarsi. Ma se arrischiavo di perderlo questo amore? Colpire lui e perdonare lei! Ah! Tu non conosci Nicoletta. Ella è donna capace di rifiutarlo il perdono! Ella era capace di lasciarmi! RAIMONDO indignato. Oh! E tu?...

A un giovane d'innegabile ingegno e che fa la veglia d'armi letteraria devesi condonare e perdonare molto riguardo al concetto della sua opera d'arte. La esperienza lo ammaestrer

Perdonare agli assassini? Egli doveva vendicarla! L'ultima luce del crepuscolo agonizzava, ma gi

Ma donna Maria non si spaventò di quel contegno: provò per altro un vivissimo senso di dispetto nel pensare che don Francesco, il quale sembrava farsi un piacere d'umiliar tutti, ed a cui per allora ella era soggetta, aveva potuto perdonare a donna Livia, che ella odiava, la distruzione della pergamena; sdegnarsi, soffrire delle offese fatte a colei. Ma perchè invidierebbe la duchessa?

TRASIMACO. Vien qua tu; è vero che hai detto mal di me? ché vo' farti in mille pezzi, ti guasterò tutto. GULONE. , che è vero. TRASIMACO. Or, poiché hai confessato il vero, ti vo' perdonare. Tristo te, se me dicevi la bugia, tanto m'è nemica. GULONE. Io voglio dir di nuovo mal di te. TRASIMACO. Fatti in che non lo senta, ché non me ne curo. GULONE. Io vo' che tu lo senta.

Ho sentito nel mio cuore che potrei ancora perdonare, che potrei ancora essere felice... Felice?.... per lui dunque?!... Ah! mio Dio! mio Dio! sarebbe possibile?!... Maria, atterrita, interrogò il suo cuore, e il cuore, duramente, tanto era inesorabile quella risposta, tanto era angosciosa per la poveretta che ormai non poteva più dubitarne, il cuore duramente rispose che ella amava.

Era l'ora in cui si ascolta tutto; si comprende tutto; in cui si è generosi. Gli era quindi il momento di portar su la piazza di assalto. Vi supplico, madama, di volermi perdonare se mi presento ancora a voi, e se ò insistito per avere l'onore di parlarvi. Gli è che la cosa è di una estrema gravezza. Degnate leggere questo dispaccio.

Egli aveva assentito. Perchè aveva assentito? Non era stato sincero? Se le aveva dato sinceramente ragione, se aveva accolto candidamente il suo precetto, non doveva ora perdonare? Se ora non perdonava non era stato allora sincero; aveva finto per piegarla, per vincerla! Doveva egli accusarsi della passata ipocrisia oppure della debolezza presente?

Ella sentiva soffrire quel vecchio, quantunque la sua ammonizione le fosse strisciata sull'anima senza entrarvi: era la prima volta che qualcuno le parlava così. Che cosa doveva fare? Che si voleva ancora da lei? Ditemi, riprese il vecchio, non mi avete fatto chiamare per confessarvi? È stata la signora Veronica. Lei, ma e voi? Siete disposta a perdonare? A chi?