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Aggiornato: 5 maggio 2025


Costui però non se ne dava per inteso, e tutto tronfio per la bellissima fidanzata, lasciava cantar le cicale, mentre coi capitali di S. E. Zaccaria e sotto il patrocinio di suo santolo e di sior Bortolo si disponeva ad aprire nel villaggio di Oriago la nuova bottega di caffè e liquori col titolo pomposo: All'Imperatore d'Austria.

La ragione era questa. Leonardo aveva riappiccato con molto maggior fortuna di un tempo le sue relazioni con la Rosetta, quella Rosetta nipote del gastaldo ch'era andata sposa a Menico caffettiere. Ell'era maritata ormai da più anni, durante i quali il conte Leonardo non l'aveva vista, si può dire, che alla sfuggita, giacchè serbava ancora memoria delle busse avute per causa di lei e non voleva rischiar di pigliarne dell'altre. Ma quel soggiorno forzato di parecchi mesi in campagna gli aveva messo addosso di nuovo il solletico, ed egli aveva spinto ripetutamente le sue peregrinazioni fino ad Oriago a prendervi un bicchierino di rosolio dalla bella caffettiera. Infatti Rosetta era più bella che mai, d'una bellezza sensuale, lasciva, con un paio d'occhioni neri che mandavano fiamme e certe rotondit

A poco a poco il contino Bollati spesseggiò le sue gite a Oriago sino a venirci ogni giorno; ci veniva solo nella più modesta carrettina della rimessa, tirata dai più modesto cavallo della scuderia, un cavallo che sarebbe andato da e che lo stesso Leonardo si fidava di guidare. La vispa Rosetta, appena il suo nobile avventore entrava nel caffè, gli moveva incontro ufficiosa, gli dava del lustrissimo, dell'Eccellenza, gli domandava notizie della sua preziosa salute e gli portava con le sue mani il solito bicchierino. Allora, se non c'era nessuno, egli se la faceva sedere accanto e mesceva il rosolio anche a lei e la supplicava di non farlo sospirar altro, chè aveva gi

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