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Aggiornato: 26 maggio 2025
ond'elli: <<Or ti conforta; ch'ei convene ch'i' solva il mio dovere anzi ch'i' mova: giustizia vuole e pieta` mi ritene>>. Colui che mai non vide cosa nova produsse esto visibile parlare, novello a noi perche' qui non si trova. Mentr'io mi dilettava di guardare l'imagini di tante umilitadi, e per lo fabbro loro a veder care,
Quella circulazion che si` concetta pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, dentro da se', del suo colore stesso, mi parve pinta de la nostra effige: per che 'l mio viso in lei tutto era messo. Qual e` 'l geometra che tutto s'affige per misurar lo cerchio, e non ritrova, pensando, quel principio ond'elli indige,
<<Questo superbo volle esser esperto di sua potenza contra 'l sommo Giove>>, disse 'l mio duca, <<ond'elli ha cotal merto. Fialte ha nome, e fece le gran prove quando i giganti fer paura a' dei; le braccia ch'el meno`, gia` mai non move>>. E io a lui: <<S'esser puote, io vorrei che de lo smisurato Briareo esperienza avesser li occhi miei>>.
Io ti credea trovar la` giu` di sotto dove tempo per tempo si ristora>>. Ond'elli a me: <<Si` tosto m'ha condotto a ber lo dolce assenzo d'i martiri la Nella mia con suo pianger dirotto. Con suoi prieghi devoti e con sospiri tratto m'ha de la costa ove s'aspetta, e liberato m'ha de li altri giri.
Diffuso era per li occhi e per le gene di benigna letizia, in atto pio quale a tenero padre si convene. E <<Ov'e` ella?>>, subito diss'io. Ond'elli: <<A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi su` nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro>>.
Ond'elli ancora: <<Or di': sarebbe il peggio per l'omo in terra, se non fosse cive?>>. <<Si`>>, rispuos'io; <<e qui ragion non cheggio>>. <<E puot'elli esser, se giu` non si vive diversamente per diversi offici? Non, se 'l maestro vostro ben vi scrive>>.
gia` mi parea sentire alquanto vento: per ch'io: <<Maestro mio, questo chi move? non e` qua giu` ogne vapore spento?>>. Ond'elli a me: <<Avaccio sarai dove di cio` ti fara` l'occhio la risposta, veggendo la cagion che 'l fiato piove>>. E un de' tristi de la fredda crosta grido` a noi: <<O anime crudeli, tanto che data v'e` l'ultima posta,
E 'l duca mio: <<Figliuol, che la` su` guarde?>>. E io a lui: <<A quelle tre facelle di che 'l polo di qua tutto quanto arde>>. Ond'elli a me: <<Le quattro chiare stelle che vedevi staman, son di la` basse, e queste son salite ov'eran quelle>>. Com'ei parlava, e Sordello a se' il trasse dicendo: <<Vedi la` 'l nostro avversaro>>; e drizzo` il dito perche' 'n la` guardasse.
Li occhi prima drizzai ai bassi liti; poscia li alzai al sole, e ammirava che da sinistra n'eravam feriti. Ben s'avvide il poeta ch'io stava stupido tutto al carro de la luce, ove tra noi e Aquilone intrava. Ond'elli a me: <<Se Castore e Poluce fossero in compagnia di quello specchio che su` e giu` del suo lume conduce,
Pero` ti priego, e tu, padre, m'accerta s'io posso prender tanta grazia, ch'io ti veggia con imagine scoverta>>. Ond'elli: <<Frate, il tuo alto disio s'adempiera` in su l'ultima spera, ove s'adempion tutti li altri e 'l mio. Ivi e` perfetta, matura e intera ciascuna disianza; in quella sola e` ogne parte la` ove sempr'era,
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