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Aggiornato: 10 maggio 2025


Così avvenne che in risposta al disperato appello del Moser, la Serenissima si contentò di istituire il corpo dei Travagliatori del genio. Taluni storici della Repubblica ed il Romanin tra gli altri vollero attribuire a quel corpo un significato moderno, qualificandolo per precursore dell'odierna arma del genio. Ma il paragone a tutto rigore di critica non regge.

Era però troppo tardi. Rimediare al passato non era più possibile, tanto era grande ed irreparabile la rovina del presente. Tra il 1782 ed il 1783 il brigadiere degli ingegneri Moser de Filseck, reduce da un lungo e fortunoso viaggio d'ispezione nei domini Veneti di Oltremare, così dipingeva al Principe il triste stato delle fortificazioni della Repubblica: «Prima di ogni altra cosa così scriveva il Moser voglia V. E. consentirmi che, con il cuore veramente dolente, io mi lagni del deperimento nel quale attrovai quasi ogni parte delle opere componenti i recinti e le fortificazioni dei domini d'Oltremare... specie della piazza di Zara, il più forte propugn

Trascorso un biennio, lo scozzese Dixon, contrariato dalle lungaggini e dalle oscitanze verso quel corpo degli ingegneri che egli non aveva fino allora comandato che sui lindi specchi dei Piedilista, nella primavera del 1772 chiese ed ottenne di essere esonerato dallo sterile servizio, e gli successe il colonnello Moser de Filseck, tirolese di origine e proveniente dall'esercito austriaco. Pure tra il vecchio ed il nuovo, tra lo scozzese che abbandonava la citt

Il Moser adunque, esponendo l'urgenza di far argine al decadere delle fortificazioni veneziane, proponeva d'impiegare nei ristauri un personale militare ordinato in compagnie, con reclutamento, còmpiti e trattamento assai analoghi a quelli delle odierne compagnie di disciplina.

più valeva a risollevare l'intisichito spirito di ventura tra i Dalmati i mercenari per eccellenza l'imagine della forza e della potenza guerriera della Serenissima. Le parvenze esterne dell'imperio, alle quali si affidava buona parte del suo prestigio presso le popolazioni soggette, erano precipitate a quel tempo in uno stato di abbandono colpevole. «Le fortificazioni di Levante, della Dalmazia e dell'Albania scriveva nel 1782 il brigadiere degli ingegneri Moser de Filseck al Doge sono in uno stato di desolazione tale da commuovere a riguardarle... A Zara, ogni parte delle opere componenti i recinti e le fortificazioni è in rovina... Sp

I travagliatori non erano adunque che tristi soggetti allontanati dall'esercito, e la cura di liberarnelo al possibile primeggiava sopra ogni altra, ad onta della rovina delle fortificazioni veneziane e della fosca dipintura del sopraintendente Moser. Fu soltanto pochi mesi prima della caduta della Serenissima che il generale Str

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