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Nei campi destinati al melgone, gli aratri andavano su e giù lungo i solchi, squarciando il seno alla terra nera, calda, bramosa di fecondazione. I bifolchi e i cavallanti camminavano al passo presso alle loro bestie, esortandole di tratto in tratto con le voci famigliari a cui esse obbediscono. Tutta Val Mis'cia era in moto. I fratelli Rampoldi dirigevano i lavori.

Alla Cascina Grande, la moglie di Sandro mise al mondo, due mesi prima del tempo, una bambina morta; e per poco non morì lei pure. Tutto colpa di quella sgualdrina di sua sorella! esclamava il fittabile di Val Mis'cia facendosi sentire dai suoi contadini.

Mi vendicherò. Zappando. Giugno, il mese più laborioso per la gente di campagna, recava un caldo precoce, eccessivo, in Val Mis'cia, quell'anno. Il sole investiva tutta la pianura da mattina a sera, senza il refrigerio di un acquazzone.

Quando ritornò trovò tanto da fare a Gel e in Val Mis'cia che non ebbe il tempo di recarsi alla Cascina dove il male attaccava meno. Tra i malati c'era anche la Virginia, che soccombeva alla tisi lungamente covata.

E nel frattempo se la divorava con gli occhi, che non gli era parsa mai tanto bella. Come siete qui, Cristina? Non eravate a lavorare laggiù nei campi del fittabile di Val Mis'cia? Mi parve di avervi vista questa mattina con la zappa sulla spalla, avviarvi insieme alle altre...

È l'aria cattiva di quest'anno! dicevano le comari. È un po' perchè non t'importa di guarire! diceva il medico rampognandola. Era forse vero. A ventiquattro anni Maria si sentiva fuori della vita. Sapeva che Sandro andava sempre in Val Mis'cia per aiutare il fratello facendosi strapazzare dal padrone, perdendo molte giornate di lavoro, inventando scuse che non sempre venivano accettate.

Rinunziare al principale vantaggio della professione!... E quando il dottore si trovava al caffè di Gel, o in qualche osteria col fittabile di Val Mis'cia, si sfogavano a ridere di quell'amore e di quel matrimonio; consolandosi così, a vicenda, dello smacco patito.

Quando la piena gonfia i fossi, non si passa più. Val Mis'cia rimane come bloccato. Per questo lo chiamano pure l'isola. In fondo non è altro che un cascinale. Niente chiesa, niente botteghe, neppure un forno per cuocere il pane. I contadini e le loro donne, occupati da mattina a sera, hanno appena il tempo di far la polenta, la minestra e qualche focaccia da cuocere sotto la brace.

Ben presto, anche il bel conquistatore se ne andò assolto. Serio e imponente nel suo portamento d'antico soldato, pur non riuscendo a vincere un leggero tremito di tutte le membra, il cavallante di Val Mis'cia andò a inginocchiarsi ai piedi del confessore. Aveva giurato alla Virginia di non dir nulla.

Per ciò le sere in cui, finito il lavoro, invece di vederlo entrare in casa a cenare, essa lo vedeva avviarsi verso Val Mis'cia, per lavorare al chiaro di luna nei campi del fratello, non provava alcun rincrescimento, bensì piuttosto un vago senso di sollievo.